Dolore ai funerali di Massimino:«Ora è nell’eternità con Dio»

Don Adriano patteggia la pena«L’ho fatto per i miei ragazzi»

Cesano Maderno – Una folla commossa ha accompagnato oggi nel suo ultimo viaggio terreno Massimo Castello, il bambino cesanese di appena sei anni, scomparso tragicamente per un arresto cardiaco mercoledì scorso, mentre si trovava nelle piscine all’aperto del centro sportivo municipale «Umberto Trabattoni» di Seregno insieme agli altri frequentatori dell’oratorio feriale di Seveso Altopiano. Le sue esequie si sono svolte nella chiesa parrocchiale dei Santi Ambrogio e Carlo del Villaggio Snia. A presiederle, davanti tra gli altri a Marina Romanò, neo sindaco di Cesano Maderno, Attilio Gavazzi, vicesindaco di Seregno, e Maurizio Bottoni, presidente di Aeb, la patrimoniale di Gelsia che ha in gestione l’impianto teatro della tragedia, è stato il vicario parrocchiale don Ambrogio Pirovano. Tra i concelebranti anche don Adriano Colombini, parroco della comunità di San Carlo Borromeo di Seveso Altopiano.

L’omelia – Nell’omelia, don Ambrogio ha cercato di guidare i familiari in una riflessione finalizzata a restituire loro un minimo di serenità nel momento del dolore. «Quando muore un bambino – ha spiegato –, dobbiamo ascoltare la madre. Due anni fa, quando sembrava che non riprendessi da un’operazione al cuore, ascoltavo mia madre che diceva a mia sorella che non ce l’avrei fatta. Ieri sera, analogamente, Dominga, la mamma di Massimo, gridava che il suo bambino non ce l’aveva fatta e che non c’era più. A Dio, al Padre, va la nostra disperazione. Le grida dicono della relazione che abbiamo con lui». Ed ancora: «Dio ha messo la sua vita dentro di noi e noi stiamo davanti a Lui. Coloro che si amano, stanno davanti uno all’altro. Dio ci ha ricamati nel grembo della nostra madre, ci ha plasmati mettendocela tutta. Ora Massimo è sulla via dell’eternità». Quindi, un pensiero al nonno materno Antonio: «Lui non grida come fa la mamma, ma esprime lo stesso il suo amore. Eravamo abituati a vederli in giro insieme, il nonno ed il nipote, mano nella mano. Cinque anni fa, era stato il nonno a portare Massimo in chiesa per il battesimo. Immagino che lo abbia portato qui anche dopo che aveva imparato a leggere, per fargli apprezzare la parola del Signore. Proprio lui, in occasione del battesimo, aveva detto al Signore di guidare Massimo sulla via dell’eternità, sicuro che fosse la strada giusta». Infine, i ringraziamenti: «Grazie a chi ha aiutato Massimo sulla via dell’eternità ed a Gesù per avergli dato la vita. Grazie a Massimo per tutto. Ora, nella pienezza dell’esistenza, auspichiamo che sostenga la sua famiglia in questo frangente».

L’affetto – I molti fedeli che hanno assistito alla funzione, per gran parte in piedi, considerata l’impossibilità che tutti trovassero un posto a sedere nell’edificio ecclesiastico, hanno tributato all’uscita un lungo e caloroso applauso alla piccola bara bianca, contenente le spoglie mortali del bambino. Un segno dell’affetto che la comunità in cui era cresciuto nutriva per Massimo e che ha voluto testimoniargli fino all’ultimo.

L’autopsia – L’esame autoptico sul corpicino è stato effettuato ieri ed ha escluso che il decesso sia sopravvenuto per annegamento, dopo che Massimo era crollato in acqua un attimo prima di fare ritorno negli spogliatoi, al termine della giornata trascorsa con gli amici dell’oratorio di Seveso Altopiano. Ora serviranno sessanta giorni per conoscere i motivi dell’arresto cardiaco che ha provocato la morte. Tra le ipotesi, uno shock anafilattico (ma di segni di puntura di insetti non vi sarebbe stata traccia), una congestione o una malformazione cardiaca.
P.Col.