Niente Monza, niente BrianzaMa il Giro 2010 incanta in salita

Milano – Nessun regalo per la neonata Provincia, nemmeno carezze di un passaggio veloce alla volta di Milano. Il Giro, dopo i Fori sceglie l’Arena di Verona per celebrare la fatica dei suoi gladiatori a pedali, che il prossimo 30 maggio chiuderanno l’anno 101 della corsa rosa. Quello che lo scorso sabato è stato presentato tra gli specchi e le luci degli studi di X Factor, senza più i lustri dell’Arcimboldi o della Fenice di Venezia.

Chi suonerà la musica, nell’edizione numero 93, non è dato di sapersi. Un po’ perché tutti i protagonisti intervenuti al taglio del nastro non hanno voluto svelare programmi e ambizioni della nuova stagione. Ma soprattutto perché individuare chi avrà gambe e fiato per superare il tremendo ottovolante dell’ultima settimana di corsa non è impresa da poco.

Il Giro va letto proprio dal fondo, da quelle montagne che evocano la storia e la linfa di uno sport che proprio dalle Dolomiti in qua cerca di toccare le corde emotive di chi ama la pedivella. La tappa numero 13, Porto Recanati-Cesenatico, sarà quella dell’attesa. L’arrivo nella Romagna di Pantani sarà come il grande respiro prima del balzo verso la conquista della maglia rosa.

Di seguito, via con la Ferrara-Asolo e la salita al Monte Grappa. Poi la Mestre-Zoncolan, la crono individuale su Plan de Corones, la Brunico-Peio Terme, la Brescia-Aprica e la Bormio-Tonale. Di mezzo solo la tregua della Levico Terme-Brescia, ma anche e soprattutto scalate al Passo delle Palade, il Mortirolo, il valico di Santa Cristina e poi la Forcola, il Gavia e tanti altri scollinamenti da università del ciclismo.

Sarà qui che si giocherà la partita dei 3418 metri che offriranno vetrine di lusso anche ai vari Cavendich, Bennati e Petacchi, con sette arrivi in volata. Sin dalle due tappe olandesi che seguiranno al cronoprologo proprio ad Amsterdam, 8400 metri fino al museo Van Gogh. La pennellata d’asfalto che battezza l’arrivo in Italia del Giro rende omaggio ai 150 anni della Provincia di Cuneo, poi al cinquantesimo di scomparsa del Campionissimo Coppi, con l’arrivo di Novi Ligure.

Che sia anche il prossimo anno la corsa dei sentimenti, lo conferma anche l’arrivo a L’Aquila, dopo essersi lasciati alle spalle la Roubaix senese che porta a Montalcino sullo sterrato e le strade bianche dell’Eroica. Poi, all’ottavo traguardo, il Terminillo e la prima scrematura. Quindi giù fino a Frosinone, Cava de’ Tirreni, Avellino e Bitonto, per risalire alla volta di Lucera e Città Sant’Angelo, prima di arrivare sull’Adriatico marchigiano. E, come detto, all’ombra dell’ermo colle leopardiano cominciare a scrivere le pagine più alte del Giro.
Stefano Arosio