Manca l’ufficio, impossibileincassare i soldi della diossina

Seveso – Avere 80 anni e non sentirli. Torna all’attacco Gaetano Carro, da decenni impegnato con il suo comitato “5 D” a difendere le buone ragioni degli abitanti di Seveso e dei paesi limitrofi colpiti dalla nuvola carica di diossina sprigionatasi nel luglio del 1976 dal reattore dell’Icmesa. Le cause legali intentate sono numerose e con alterne vicende, ma in questi giorni Carro si sta occupando di una situazione in un certo senso paradossale: il caso di 11 persone che, pur avendo ottenuto una sentenza favorevole che condannò la Givaudan a pagare 5mila euro a ciascuno di loro, non riescono ad incassare i loro soldi.

Per ottemperare alle disposizioni del giudice, infatti, nel 2004 la Multinazionale svizzera fece emettere 81 assegni circolari non trasferibili, che furono recapitati ai beneficiari, la maggior parte dei quali provvide all’incasso. Undici di loro, però, per evitare il rischio di essere costretti a restituire l’importo in caso di sentenza definitiva contraria, preferirono trattenere l’assegno evitando di presentarlo in banca. Nel 2009 arrivò il provvedimento giudiziario definitivo, ancora a favore dei membri del comitato “5D”, e nell’estate dell’anno scorso alcuni degli undici beneficiari decisero di versare in banca gli assegni circolari, che però furono respinti in quanto scaduti.

Una successiva lettera della banca emittente spiegava che gli assegni non incassati entro tre anni sono devoluti al Fondo istituito presso il ministero dell’Economia e delle Finanze secondo quanto stabilito dalla legge 166/2008, fatto salvo il diritto decennale del richiedente a sollecitarne il rimborso. Seguendo le istruzioni della lettera, che consigliava di rivolgersi al Ministero dell’Economia e delle Finanze, il 31 agosto del 2009 i legali di Carro hanno inviato una raccomandata in tal senso al Ministero dell’Economia e delle Finanze – Dipartimento del Tesoro – a Roma, senza ottenere alcuna risposta, malgrado i continui solleciti.

La cosa più assurda si scopre grazie ad una telefonata all’Ufficio Relazioni Pubbliche del Ministero che dichiara che l’ufficio che dovrebbe seguire queste pratiche non è stato ancora costituito. «Non è giusto che il Governo ci tolga la disponibilità di soldi relativi a un danno che ci è stato riconosciuto dall’autorità giudiziaria – tuona Carro – Non avrei mai pensato che una cosa del genere fosse possibile. Se non avremo una risposta entro un lasso ragionevole di tempo, intenteremo causa anche al ministero del Tesoro».
Francesco Botta