Vimercate, l’addio a Riccardo«Adesso prenditi cura di noi»

Vimercate, l’addio a Riccardo«Adesso prenditi cura di noi»

Vimercate – «Ora sei un angelo, prenditi cura di noi». Sono le parole che concludono l’addolorato saluto che i suoi compagni di classe, la quarta B dell’istituto per geometra Vanoni, gli hanno rivolto dall’altare della chiesa di Ruginello gremita, sabato pomeriggio, per i funerali di Riccardo Mauri. Lo studente diciassettenne che, figlio unico, viveva con i suoi genitori in via Indipendenza, ha perso la vita giovedì scorso in un tragico incidente, mentre di prima mattina percorreva via Diaz per raggiungere il centro omnicomprensivo di via Adda.

Nessuna testimonianza diretta, per ora, sull’accaduto che ha coinvolto il ragazzo, alla guida del suo ciclomotore, e un furgone delle Poste italiane, guidato da un ventiseienne di origine ecuadoregna; spetta alla magistratura ricostruire circostanze e responsabilità. A concelebrare la funzione sono stati il parroco don Mirko Bellora e don Biagio Fumagalli, per anni, fino a pochi mesi fa, a capo della comunità pastorale di Ruginello all’interno della quale Riccardo Mauri aveva servito come chierichetto. «Dobbiamo ringraziare tante persone che in questi giorni ci sono state vicine dopo questo lutto così grande e così improvviso», ha detto durante la funzione il padre Biagio, rivolgendosi alla folla che stipava la navata e parte del sagrato. C’erano tutti gli amici, i compagni di scuola, con il preside del Vanoni, Michele Monopoli, e di squadra, prima la Robur e poi la Cornatese.

L’intera frazione è accorsa per accompagnare il giovane nel suo ultimo viaggio e per raccogliersi attorno ai genitori. «Ringraziamo gli insegnanti, dalle scuole materne fino a oggi, per averci aiutato nella educazione di un ragazzo buono e bravo. Ma soprattutto ringraziamo lui, Riccardo, per aver donato a me e a Marina, mia moglie, diciassette splendidi anni», ha aggiunto il padre. Gentilezza, riservatezza, il viso sempre pronto ad aprirsi in un sorriso. Un’assenza che ogni ora che passa pesa come un macigno. Così lo ricordano i compagni di scuola che sabato hanno portato a spalla il suo feretro fino al cimitero.

«Mi pesa molto parlare, sento tutto il peso di questa tragedia. Le parole che pronuncerò non saranno consolatorie, scontate e inutili –ha detto don Biagio- Sento molta rabbia per questa morte che non ci aspettavamo e che la vita ci ha buttato in faccia ferendoci nel cuore. Penso però Riccardo potrebbe parlarci così: “voi ora siete addolorati, io invece sono contento perché siete tutti qui. Avete la morte nel cuore, io ho la vita davanti a me. Questa è la fine della mia vita terrena, non crediate però che me ne sia andato. Sono qui e vi aspetto”».
Anna Prada