Brugherio, rapina al punto SnaiArmati per rubare 5mila euro

Brugherio – Pistola e mazzetta da muratore alla mano, ha costretto il responsabile a svuotare la cassaforte, prima di dileguarsi con il complice, a bordo di un’auto rubata. Dopo il colpo al Millennium cafè di sette giorni prima, sabato scorso nel pomeriggio, nel mirino dei rapinatori è finito il Punto Snai di via Matteotti dove si punta su corse ippiche e si gioca al Totocalcio. Erano circa le 18 quando due uomini con i passamontagna hanno fatto il loro ingresso nel locale. Uno dei due è rimasto alla porta, a sorvegliare personale e clienti. L’altro, armato di pistola e mazzetta, ha puntato l’arma da fuoco verso l’operatore di turno, attraverso il vetro, e poi si è messo a prendere a calci l’ufficio, dove la responsabile si stava occupando appunto dell’incasso delle ultime ore. Gridando minacciosamente di aprire la porta, il malvivente è penetrato nel locale e ha puntato la pistola anche contro al donna, pretendendo che svuotasse cassetti e cassaforte.

«Era nervoso – ha raccontato lei – e mi ha messo la pistola davanti alla faccia. Mi si è gelato il sangue. Ho fatto tutto quello che mi chiedeva temendo per la mia incolumità, anche se mi sembrava che non fosse interessato a farmi del male, ma solo a concludere il colpi il più in fretta possibile. E infatti in un paio di minuti che a me sono sembrati eterni e fuggito via, raggiungendo il complice che lo aspettava vicino alla porta. Io non ho visto, ma i clienti hanno raccontato che sono saliti su un’auto di cui è stata segnata la targa». Dagli accertamenti compiuti dai carabinieri di via Dante, che indagano sul caso, è emerso che si trattava di una vettura rubata. Nel sacco sono finiti circa 5mila euro in contanti, un bottino sostanzioso, guadagnato in una manciata di minuti. Poco dopo i fatti, sul posto si è precipitata la pattuglia dei carabinieri locali.

«Sono arrivati subito – ha detto la responsabile – ma i balordi erano già lontani. Mi è parso di capire che i militari intendessero provare a rilevare impronte digitali, ma nella mente ho ancora l’immagine di quella pisola così vicina al mio viso e ricordo di aver notato un guanto. Mi è tornato in mente nella notte, dopo quei fatti faccio fatica a dormire». Secondo le testimonianze, i colpevoli dovrebbero essere italiani. Italiano certamente era l’uomo che è arrivato fino agli uffici. In entrambi i casi, considerando lo sguardo e le movenze, i testimoni hanno ipotizzato si trattasse di persone tra i 30 e i 40 anni, uno dei quali particolarmente magro e alto circa un metro e settanta.