Cassaintegrazione in derogaper 1730 lavoratori brianzoli

Monza – Undici milioni di euro erogati dall’Inps, un milione e 800 mila ore concesse, 1730 lavoratori coinvolti. Sono queste le cifre che riguardano meno di un anno di cassa integrazione in deroga a Monza e Brianza, secondo i dati forniti dalla segreteria della Cgil di via Premuda e che si riferiscono al periodo giugno 2009-maggio 2010. Una vera e propria ecatombe, soprattutto in prospettiva, considerando che la cassa in deroga da una parte è l’ultimo degli strumenti utilizzabili per le aziende in crisi, dall’altra è l’unico per le medie e piccole imprese artigiane che non possono accedere a cig ordinaria e straordinaria. Un monte di ore e di denaro che, peraltro, non sono ovviamente circoscritti alla sola cassa in deroga: «Accanto a questa, infatti – ha analizzato il segretario generale di Cgil Monza e Brianza Ermes Riva – non dobbiamo dimenticare di aggiungere i numeri relativi alla cassa integrazione ordinaria e quelli della cassa integrazione straordinaria. La cassa in deroga viene richiesta da aziende che non hanno altre possibilità e in Brianza è particolarmente utilizzata perché ricalca il tessuto economico stesso del nostro territorio: poche grandi aziende, a fronte di una miriade di piccole e medie imprese che ricorrono alla cassa in deroga». Che la crisi anziché attenuarsi si stia acutizzando lo dimostrano i primi report, non ancora definitivi, giunti alla Cgil dai vari comparti: «Quelli che abbiamo iniziato a monitorare – ha proseguito Riva – rivelano come stia diminuendo il ricorso alla cassa integrazione ordinaria e aumentando quello alla cassa straordinaria e a quella in deroga: i dati, purtroppo, confermano quanto avevamo anticipato». E proprio le piccole imprese che hanno fatto richiesta di cassa in deroga sono, attualmente, quelle più a rischio per le dimensioni e le minori disponibilità: «È evidente che se la crisi persiste, queste imprese non sopravvivranno». Tre i motivi che portano Riva a questa analisi: «In primo luogo il mercato – ha proseguito Riva – non si riprende e continua a stagnare; in seconda battuta c’è la questione dei crediti: da due anni le banche hanno chiuso i rubinetti e pongono enormi difficoltà per l’accesso al credito, tanto che negli scorsi mesi i titolari di queste piccole imprese hanno anticipato di tasca loro e adesso non ne hanno più; infine bisogna tenere conto della condizione soggettiva delle persone: ci sono quelli che puntano ancora ad investire, nonostante tutto, mentre altri hanno rinunciato e ritengono che dalla crisi non usciranno». E non saranno le tanto sbandierate riforme, secondo Riva, la panacea dei mali economici italiani, come si è evinto invece dal congresso di Confindustria a Parma: «Che ci sia bisogno della riforma del fisco e della Pubblica amministrazione, Berlusconi lo dice da quindici anni, ma non le ha mai fatte. Anzi la riforma Brunetta ha aumentato le spesi correnti. Posto che ci vorranno decenni per attuare una riforma fiscale, si tratta di uno specchio per le allodole: servono invece interventi immediati a sostegno del lavoro e del reddito».
Luca Scarpetta