Truffano la nonna per l’ereditàLesmo, assolte le due nipoti esose

Lesmo – Avevano fatto a pezzi il testamento della nonna, per farsene uno ‘su misura’. Ma è stato grazie allo scrupolo di una badante ucraina (irregolare) che il resto dei familiari ha potuto accorgersi di quanto le due nipoti stavano tramando in loro danno. Ossia mettere le mani in esclusiva su un’eredità da 400mila euro, tra disponibilità economiche ed un appartamento in Liguria. Le due, D.M., 73 anni, e A.P., 35, entrambe residenti in provincia di Varese, sono finite anche davanti al giudice, accusate di falsità in scrittura privata e soppressione di atti. I fatti contestati hanno avuto luogo il 22 settembre 2005. Secondo quanto si apprende dalla querela presentata dai familiari, le due donne, quando le condizioni di salute dell’anziana si stavano aggravando, si sarebbero presentate in casa sua, con l’intenzione di prendersi cura di lei. Cosa che aveva insospettito non poco i familiari, visto che allo scopo era già stata incaricata un’immigrata ucraina, tra l’altro in nero perché non in regola col permesso di soggiorno.

La situazione sarebbe precipitata proprio nel settembre di cinque anni fa, sempre secondo i firmatari della querela (tra cui anche il sindaco leghista di Macherio Giancarlo Porta) nonché familiari della signora, quando le due donne avevano invitato l’immigrata ad uscire per farsi un giro. La straniera aveva capito che c’era qualcosa di losco sotto, per cui era rientrata in casa dopo pochi minuti. Al suo ritorno, aveva trovato la signora tremante e in lacrime. La donna aveva detto che la nipote e la figlia le avevano distrutto il testamento olografo che la signora aveva redatto nel ’99, e che lo avevano gettato. Chiamato sul posto un altro parente, questo aveva trovato i resti delle ultime volontà della signora nel cestino dell’immondizia, scoprendo per di più, nascosto dietro ad un quadro, un altro documento, dal contenuto decisamente diverso rispetto all’originale. In quel nuovo documento, infatti, le due imputate risultavano destinatarie esclusive del patrimonio della signora (che sarebbe poi deceduta nel 2006), comprendente anche una casa a Ceriale, sulla riviera ligure di ponente. Ma la donna aveva invece diviso tutto in parti uguali tra una decina di nipoti.

Visto che la situazione, nel frattempo, era stata rimediata, le due donne, difese dall’avvvocato Alessandro D’Addea, sono state prosciolte dal giudice del tribunale di Monza, perché “il fatto non è previsto dalla legge come reato”. Il processo, celebrato davanti al giudice Franca Anelli, avrebbe dovuto vedere anche la testimonianza della badante ucraina, che però non si è presentata perché ancora irregolare.
f. ber.