International Performance ArtFestival: tre giorni a Monza

International Performance ArtFestival: tre giorni a Monza

Monza – La danza Butoh, nelle sue differenti espressioni, e alcuni interventi sulla performatività del corpo. Tutto pronto alla sala convegni del teatrino della Villa Reale per l’ottava edizione dell’International Performance Art Festival, una tre giorni – dal 13 al 15 maggio – molto singolare che il pubblico ha imparato ad apprezzare. L’apertura è prevista questa sera alle 21. Dopo il benvenuto del direttore artistico Nicola Frangione, che ha invitato un’agguerrita pattuglia di artisti provenienti da varie nazioni europee e dagli Stati Uniti, l’intervento teorico di Roberto Rossini. Insiste sul corpo simbolico e il tramonto dei corpi attuali nell’arte d’azione.

Butoh è il nome di varie tecniche e forme di danza contemporanea ispirate dal movimento Ankoku-Butoh attivo in Giappone negli anni ’50. Alle 21.30, con Angela Belmondo, prendono il via le performance, ciascuna della durata di venti, trenta minuti. Ogni giorno si esibiscono quattro performer. L’attività artistica della Belmondo attraversa teatro, danza, musica e fotografia. La sua esibizione “Fa’tal” è un viaggio interiore in continuo divenire. Segue “Rockin’ Demonia 2010” dell’ungherese Bàlint Szombathy, performance con la partecipazione del pubblico per musica, improvvisazione ed espressione dinamica. E’ quindi la volta di Cristina Negro, danzatrice e coreografa milanese, impegnata in “Eternity n.1”, improvvisazione per corpo e suono per esplorare l’infinito. Chiude la serata la francese Marie Bosque con “L’elogio della lentezza”, proposta di danza improvvisata sull’assurdo e la confusa memoria di una cariatide. Tra gli ospiti di venerdì sera da segnalare l’elvetica Monica Klingler e la spagnola Marianela León Ruiz. La prima, dal ricchissimo curriculum, presenta un’Action performance. La sua arte gira sempre intorno all’avventura di essere e avere un corpo. L’altra nell’Art Action ha trovato un modo di agire nella vita. Il suo numero di Butoh è ispirato ad una frase di Lorca. Sabato, dopo il giovane Tino Schepis, interviene l’inglese Adrian Shephard.

Nato nella Sheffield industriale, vive e opera a Berlino. “Life of the fly” è una danza butoh senza accompagnamento ‘per mettere in mostra lo stato naturale della vita e la bellezza nell’ombra del mondo’. Ariella Vidach, vissuta per anni negli Usa, ha già avuto modo di esprimere tutta la sua bravura a Monza. Notevole l’attività di Michael Northam, quarantenne statunitense: ha realizzato lavori con più di 90 artisti in svariate nazioni. L’evento ha il patrocinio del Comune di Monza, della Provincia di Monza e Brianza, della Regione Lombardia e della Commissione Europea.

“La città di Monza – dice l’assessore alla Cultura Alfonso Di Lio – nell’ospitare la manifestazione, si propone quale centro propulsore di interscambi culturali, qualificato scenario sul quale prendono forma le suggestioni che nascono dalla confluenza di generi artistici che superano differenze geografiche e linguistiche”. L’ingresso a tutti gli incontri (dalle 21 alle 24) è libero e gratuito.
Modesto Panizza