Monza, la proposta: donne,part time e stipendio pieno

Monza – La donna che lavora e che per motivi familiari (cura dei figli, degli anziani …) è “costretta” a scegliere il part-time, dovrebbe poter contare su uno stipendio pieno. E questo senza pesare sulle imprese, ma attraverso la defiscalizzazione del reddito, come riconoscimento di un welfare “fai da te” che sopperisce a quello pubblico. E’ la proposta emersa dai primi Stati Generali dell’Imprenditoria Femminile, che si sono svolti oggi a Monza, promossi dalla Camera di Commercio di Monza e Brianza. Pronte a tutto: anche allo sciopero dei lavori domestici, che valgono in media 440 euro al mese come lavoro aggiuntivo per la donna italiana occupata.

Con la crisi in Italia circa 1 impresa su 4 ha ridotto il proprio personale: ad essere penalizzate e ad aver perso il posto di lavoro sono, però, soprattutto le donne. Tra le imprese, infatti, a Roma, Napoli, Milano e Monza, il 9,8% ha rinunciato indistintamente a uomini e donne, il 7,3% a donne, il 5,7% a uomini. In controtendenza solo Roma, dove risultano gli uomini i più penalizzati. Per il 42,5% degli imprenditori e dipendenti esistono ancora differenze tra i due sessi in fatto di stipendio, ma a parità di salario, se i lavori domestici fossero retribuiti, una donna italiana si troverebbe in busta paga circa 440 Euro in più di un uomo. Una via ancora in salita per le donne che lavorano, siano imprenditrici, dipendenti o libere professioniste. La maggioranza (63,8%) delle imprenditrici e dipendenti milanesi, romane, napoletane e monzesi credono, infatti, che una donna, ancora oggi, non abbia le stesse opportunità di un uomo di creare un’impresa, soprattutto perché limitate dalla gestione dei figli e della famiglia (41,7%). Un punto di vista diverso per i “colleghi” imprenditori e dipendenti delle quattro città italiane, la maggioranza dei quali (58%) pensa che le opportunità di aprire un’attività in proprio siano le medesime per entrambi i sessi. Ci sono differenze anche per chi tenta di fare carriera: il 46,8%, infatti, delle imprese dei quattro capoluoghi ritiene che esistano differenze di sesso sul posto di lavoro nella attribuzione degli incarichi e il 44,8% nella possibilità di avanzamento professionale. Per gli imprenditori e dipendenti intervistati l’aumento delle “imprese rosa” che si è registrato negli ultimi anni è dovuto principalmente alla capacità di mettersi in gioco delle donne (44,3%), quindi al nuovo contesto sociale e culturale (24%) e alla necessità di contribuire al bilancio familiare (11,5%). Del resto lo stipendio di una donna in famiglia incide sui conti di casa ed è necessario mediamente al budget domestico del 43%. Anche se per l’11% degli intervistati di Roma, Milano, Napoli e Monza le donne che tentano la carriera imprenditoriale in questi ultimi tempi sono mosse dalla difficoltà di trovare un posto di lavoro come dipendenti.

E’ quanto emerge da stime e dalla indagine “Donne e lavoro”, condotta dalla Camera di commercio di Monza e Brianza, attraverso metodo CATI, su 600 imprese dei Comuni di Milano, Monza, Roma e Napoli. La ricerca è stata presentata oggi durante “Donne per lo sviluppo. Gli stati generali dell’imprenditoria femminile”, evento organizzato da Comitato Imprenditoria Femminile – Camera di commercio di Monza e Brianza, in collaborazione con Intesa SanPaolo e Pirelli. Hanno partecipato tra gli altri, Allevi, Bracco, Camusso, Mariani, Messaggio, Perrazzelli, Pirovano, Redaelli, Rizzi, Shammah, Squinzi, Valli.

Disponibili video e interviste per radio e tv seguendo le indicazioni in allegato e su youtube sul canale CCIAA MB. Per tutto il convegno sono stati disponibili per le mamme lavoratrici che hanno partecipato il baby camp a cura di Casa Bimbo Tagesmutter Monza e il corso di cucina veloce con lo chef Virginia Rossi (La Sprelunga, Seveso) e con il sommelier Serena Novati (AIS Lombardia).“Ora più che mai” – ha dichiarato Mina Pirovano, Presidente del Comitato per l’Imprenditoria Femminile della Camera di commercio di Monza e Brianza – è necessario ridefinire i paradigmi con cui siamo abituati ad affrontare la realtà. Per far ripartire il nostro sistema Paese, dobbiamo puntare sul valore D, vale adire sul potenziale femminile come motore e fattore accelerativo del cambiamento. Occorre quindi coinvolgere tutti nella costruzione di una nuova economia, fatta non solo di profitti ma anche e soprattutto d relazioni, di responsabilità condivise e di nuovi modelli gestionali che pongano al centro la persona».

“La necessità di una maggiore presenza di donne in posizione apicale nella governance delle aziende non è un tema di opportunità uguali, o meglio non solo – ha dichiarato Alessandra Perrazzelli, responsabile Ufficio Affari Regolamentari e Antitrust Internazionale Banca Intesa Sanpaolo – E’ un tema economico: oggi, come ci ricorda un recente articolo dell’Harvard Business School, le donne rappresentano un mercato in crescita superiore, in aggregato, ai mercati di Cina ed India insieme. Approcciare in modo vincente questo mercato diventa un vantaggio competitivo dal quale non si può prescindere, in ogni settore di business. Più donne al comando per un’industria di prodotti e servizi che sappia parlare alle donne. Questo è il futuro. Per questo in Intesa Sanpaolo abbiamo creato il progetto Gemma, che con azioni mirate a sostenere le donne, ne facilita la valorizzazione del talento. Le azioni vanno dal progetto PerMano, per mantenere un contatto con le donne che si assentano dal lavoro durante il periodo della maternità, all’attività di Mentoring, dove managers di esperienza affiancano le giovani talentuose per accompagnarne il percorso in azienda.”