Besana, accesa riunione sul campodi calcio: sindaco viene assediato

Besana, accesa riunione sul campodi calcio: sindaco viene assediato

Besana – Tra Real Besana Lesmo e Fortitudo Besana la partita non è ancora conclusa. Ieri sera, giovedì, al termine della riunione in municipio con dirigenti, mamme e papà dei bambini e dei ragazzi che militano tra le fila del Real Besana Lesmo, voluta per scrivere la parola fine in calce alle polemiche che da settimane attraversano l’ambiente calcistico cittadino in conseguenza della decisione della giunta di concedere in esclusiva l’utilizzo del campo sportivo, a partire dalla nuova stagione agonistica, alla sola Fortitudo Besana, il sindaco Vittorio Gatti ha riconvocato i rappresentanti delle due società, genitori compresi, per il prossimo primo giugno, quando si tenterà un ultimo tentativo per arrivare a quella fusione auspicata dall’amministrazione comunale, ma rimasta sulla carta. Alla novità si è approdati dopo un dibattito accesissimo, che ha visto a più riprese bersaglio di critiche anche feroci l’assessore allo Sport Alcide Riva, spesso interrotto durante i suoi tentativi di motivare una novità che all’ambiente del Real Besana Lesmo è parsa eccessivamente penalizzante e che, se confermata, costringerà a un definitivo trasferimento a Lesmo, con tutti i problemi conseguenti anche per le famiglie i cui figli militano nel settore giovanile. «La validità della delibera adottata nel dicembre scorso – ha chiosato il primo cittadino – rimane comunque inalterata». L’apertura, probabilmente inaspettata, non ha spento la vena polemica di Piero Piazza, presidente del Real Besana Lesmo: «Continuo a domandarmi che senso abbia intitolare il campo a Peppino Villa, il nostro fondatore, e poi sfrattarci. Anche il figlio di Villa è inviperito per questo. Ricordo che la fusione era ormai una realtà già tre anni fa, con la vecchia amministrazione ancora in carica. Il discorso si è interrotto per i diversi orientamenti in tema di vivaio: la Fortitudo lo vede in ottica oratoriana, mentre io lavoro a livello professionale. Se i bambini non imparano quando hanno 5 o 6anni, è difficile che lo facciano in seguito».
Paolo Colzani