Assassinato monsignor PadoveseMolte visite negli anni a Oreno

Assassinato monsignor PadoveseMolte visite negli anni a Oreno

Vimercate – «Era un bravissimo vescovo, si dava molto da fare ed era molto impegnato sulla strada del dialogo interreligioso». Così padre Gianluigi Ferrari, Superiore del convento dei frati cappuccini di Oreno, ricorda la figura di monsignor Luigi Padovese, vicario apostolico dell’Anatolia, ucciso a Iskenderun, in Turchia. Il religioso italiano, che secondo le prime ricostruzioni sarebbe stato ammazzato all’interno della sua abitazione a coltellate dal suo autista, era stato trasportato d’urgenza in ospedale ma era morto durante il trasferimento.

Monsignor Padovese era nato a Milano 63 anni fa e nel 1965 aveva fatto la sua prima professione nei frati cappuccini. Nel giugno del 1973 venne ordinato sacerdote. Era professore titolare della cattedra di Patristica alla Pontificia Università dell’Antonianum. Fino al giorno in cui venne ordinato vescovo era stato per 16 anni direttore dell’Istituto di Spiritualità nella stessa università. Poi, l’11 ottobre 2004, la nomina a vicario apostolico dell’Anatolia e a vescovo titolare di Monteverde. È stato consacrato a Iskenderun il 7 novembre dello stesso anno.

Monsignor Padovese conosceva molto bene il convento orenese dei frati cappuccini, come racconta padre Gianluigi Ferrari una volta appresa la tragica notizia della sua scomparsa: “Veniva spesso a trovarmi e in qualche occasione, credo due o tre volte, ha anche celebrato messa nella nostra chiesa. Quando veniva in Italia passava sempre a salutarci, a volte chiedeva un aiuto per la sua missione. Era un nostro frate, era stato il mio insegnante di teologia e per noi era sempre un piacere accoglierlo. Una volta abbiamo anche organizzato una raccolta fondi per finanziare la costruzione di un pozzo in Turchia a cui teneva molto. Eravamo riusciti a raccogliere qualche migliaia di euro. Me lo ricordo come un bravissimo vescovo, che si dava un gran daffare per il dialogo con l’Islam”.

Ieri monsignor Padovese si sarebbe dovuto recare a Cipro per incontrare Benedetto XVI, in viaggio sull’isola. Quello di giovedì non è stato il primo attacco ai danni di un cattolico italiano in Turchia. Nel 2006 don Andrea Santoro, sacerdote di 60 anni, era stato ucciso con un colpo di pistola a Trebisonda, città turca settentrionale, mentre pregava nella chiesa parrocchiale di Santa Maria dove aveva appena celebrato Messa. Proveniva dalla diocesi di Roma, ma in Turchia si interessava del dialogo interreligioso tra cattolici e islamici. A concelebrare il suo funerale, insieme a monsignor Camillo Ruini, fu proprio monsignor Padovese.

Un anno dopo un altro frate francescano, padre Adriano Franchini, venne aggredito a Smirne al termine della messa senza, fortunatamente, riportare ferite gravi. E in quell’occasione toccò a monsignor Luigi Padovese, all’epoca presidente della Conferenza episcopale turca e Vicario apostolico per l’Anatolia, dare l’annuncio dell’aggressione.
Simone Pace