Calcio, Monza ormai allo sbandoLascia il presidente Salaroli

Calcio, Monza ormai allo sbandoLascia il presidente Salaroli

Monza – Stefano Salaroli, Pierangelo Mainini e Salvo Zangari se ne vanno. Presidente, vice e un terzo membro del Consiglio di ammninistrazione hanno rassegnato le dimissioni: come dire, la misura è colma. La clamorosa svolta delle vicissitudini societarie dell’Ac Monza Brianza 1912 è arrivata martedì sera e ratificata ieri: e adesso la paura per il presente e il futuro assume toni spettrali. Sembra che alla base della decisione ci sia la questione allenatore, con i dirigenti (di facciata?) propensi alla soluzione interna (Fulvio Saini) e i “padroni” (Clarence Seedorf) di altro avviso.

Ma, con maggiore probabilità, i problemi sono maggiori e ben più seri. La situazione tecnica di questo Monza ricorda da vicino quella della stagione 2001-2002, l’unica indelebile macchia di una retrocessione in quarta serie. Quella societaria ci provoca brividi da pre-fallimento: come sette anni fa. Di record negativo in record l’attuale società sta collezionando una serie di contraddizioni che non si riescono a spiegare in maniera logica e coerente. Già in estate la scelta di Alessio De Petrillo aveva destato non poche perplessità: ma adesso siamo al grottesco.

Ci raccontano che la guida di un fantomatico comitato tecnico non sia un’anomalia, che non c’è solo a Monza, che all’estero ci sono società che seguono questa linea. Ci dicono che la soluzione del cambio di allenatore va a rilento solo perché è ponderata. Ci vogliono far credere che in panchina non arrivano pressioni. Abbiamo voluto credere, abbiamo fatto finta di credere, abbiamo smesso di credere. Queste sono chiacchiere degne di affabulatori come Priamo Atzeni, tanto per non andare lontani, uno che si vantava di essere presidente, sì, ma di cosa?

Venti giorni senza una vera guida tecnica sono un abisso vergognoso: senza dare troppe colpe a Vito Tammaro e Riccardo Monguzzi, è necessario fare chiarezza. Oggi invece la confusione regna sovrana: una rosa di ventisei elementi, tanti giovani, molte presenze esotiche che ricordano (come vorremmo invece dimenticarceli) i bastimenti di stranieri senza arte né parte di nove anni fa, alcuni vecchi più all’ammazza caffè che alla frutta. La ridda di ipotesi per il nuovo allenatore è fastidiosa come il fuoco di sant’Antonio: pure i quotidiani nazionali e la Rai sparano nomi all’impazzata. Corrado Verdelli, Piero Frosio, Antonio Sala… e poi ancora Fulvio Saini, uno che rappresenta la storia del Monza calcio, uno che difficilmente vorrà mescolarsi con questa vergognosa situazione.

Qualcuno ha pure pronunciato il nome del settantenne Alfredo Magni, altro pezzo di storia monzese. Venerdì scorso era in programma un consiglio di amministrazione dal quale si attendevano novità: non è cambiato ancora niente. E ora le dimissioni. Stiamo diventando la barzelletta d’Italia. Ci dobbiamo basare su voci, su commenti, sull’ironia del mondo che ci circonda: cosa succede al Monza? Che ruolo ha Clarence Seedorf? Giovan Battista Begnini ci metteva la faccia e diceva la sua: qui dov’è l’interlocutore principale?
Saverio Gennaro