l’economia degli aperitivi

Ogni giorno, un pubblico di appassionati, si reca in locali che si dedicano alla preparazione di grandi cocktail seguiti da ricchi buffet, consumando il famoso

Ogni giorno, un pubblico di appassionati, si reca in locali che si dedicano alla preparazione di grandi cocktail seguiti da ricchi buffet, consumando il famoso aperitivo diventato ormai sinonimo di incontro.
Negli ultimi 5 anni il numero di persone che si intrattiene a fine giornata con un aperitivo e’ cresciuto rapidamente con una media del 7% annuo. Sintomatico. Rappresenta la fotografia della società’ italiana, nel cambio di abitudini della gente, ma soprattutto nel mutamento dello scenario economico.
L’impostazione sociale e’ variata: si contrappone l’operatività’ degli anni 80-90 dove la cena era l’incontro di tutta la famiglia, alla numerosità’ di amici, studenti e single che optano per scambiare qualche discorso davanti ad un cocktail, tra uno stuzzichino e l’altro, al fine di rimediare le calorie necessarie per sostituire la cena.
Un’abitudine, che diventa consuetudine giornaliera portando all’estinzione dell’atmosfera da “sabato del villaggio”. Come mai l’aperitivo ha avuto una cosi’ larga diffusione? La risposta va ricercata nelle dinamiche della domanda attuale la quale richiede la disponibilità’ di beni spesso a scapito della qualità’.
Le scelte degli individui, in tema di aperitivo, si collocano nella fascia di minor costo con massima utilità’, cioè’ la loro curva di utilità’ e’ tangente con la curva dei costi esattamente nel punto minimo, quindi nella realtà’ dei fatti si privilegia il risparmio del costo della cena a scapito di un’alimentazione sana ed equilibrata. Questo e’ portato in evidenza dalle tipologie di locali che si sono sviluppate negli anni, quelli di maggior successo hanno un ampio buffet con una vasta varietà’ di pietanze da scegliere, privilegiando carboidrati (pizza, riso freddo e pasta) e grassi (generalmente fritti) meno costosi ma maggiorente attrattivi per sapore e aspetto. I locali invece che portano gli stuzzichini al tavolo, stanno lentamente perdendo campo in quanto verificano una situazione di ostacolo psicologico tra i partecipanti: non e’ definita la quantità’ per ciascuno, non vi e’ possibilità’ di scelta e non si sa mai a chi “tocca” l’ultimo boccone…
In termini reali, l’aperitivo, nella sua accezione negativa, mostra che per minimizzare i costi i locali devono abbassare la qualità’ e cercare di lavorare sulla massa e questo non e’ altro che l’impoverimento del benessere della società’ che tende sempre piu’ a basare le proprie scelte su un costo minimo per rientrare nei budget delle proprie spese.
In un ottica piu’ positivista si potrebbe anche definire nei termini di l’ingegnosità’ di una societa’ che vive la situazione di crisi economica come una realta’ assodata nella quale bisogna galleggiarci dentro con nuove idee, stratagemmi commerciali e proposte piu’ attinenti alla richiesta del consumatore medio.
L’economia degli aperitivi è un piccolo spunto per un’interpretazione economico-sociale dei mutamenti della domanda in funzione del reddito di questa società’ ricavando, in modo congiunturale, informazioni relative al monitoraggio dei target di vita.