Carate, in 12 mila ad Agliateper il tradizionale presepe vivente

Carate, in 12 mila ad Agliateper il tradizionale presepe vivente

Carate – Da trentacinque anni fa memoria di una Presenza che è entrata nella storia dell’uomo e l’ha rinnovata. È il presepe vivente organizzato dalle Parrocchie di Agliate e Costa Lambro, da Comunione e liberazione Brianza e dalla onlus Avsi, dietro l’antica basilica dei santi Pietro e Paolo, intorno alla grotta naturale che si apre tra il prato e le pendici del bosco. Un anfiteatro ideale per ospitare la sacra rappresentazione animata dai volti e dalle voci di trecento comparse capace, nel pomeriggio dell’Epifania, di richiamare nell’antico borgo di Agliate oltre 12mila pellegrini, stando ai calcoli dei promotori.
Un fiume di persone, nonostante il freddo pungente, ha attraversato in silenzio i quadri del presepe per poi incolonnarsi in paziente attesa sulla salita che porta alla grotta “dell’Eterno entrato nel tempo con il volto di un bambino tra le braccia di sua madre”. L’annuncio dell’angelo a Maria e la visita di questa alla cugina Elisabetta, il palazzo di re Erode e i Magi in viaggio verso la grotta. Ma anche il villaggio palestinese con gli antichi mestieri, il mercato e il censimento dei soldati romani sui cui rotoli di pergamena tutti i visitatori hanno potuto lasciare la firma. Nei panni di Gesù il piccolo Pietro Meroni, tre mesi; in quelli della Madonna e di san Giuseppe mamma Katia e papà Matteo. Scene tratte dalle pagine evangeliche si sono affiancate a rappresentazioni di pagine della storia dell’uomo, a ricordare ai pellegrini in visita che il Verbo di Dio che si è fatto uomo è un avvenimento presente ancora oggi.
Da qui il tema dell’edizione 2011, “Lo stupore di una presenza”, una scelta che Enzo Gibellato, uno degli storici promotori dell’evento, spiega così: «L’uomo ha bisogno di fatti concreti che gli possano dare speranza. Gesù lo ha fatto, entrando nella storia dell’umanità con una presenza semplice e concreta. Un fatto, un avvenimento, che la Chiesa continua nel tempo e che è per gli uomini di allora come per quelli di oggi. Incontrando l’uomo, Dio si è mostrato e ha investito la nostra storia di una speranza destinata all’eterno».
E proprio un grande uomo di Chiesa ha aperto la sacra rappresentazione. In occasione del quarto centenario della sua canonizzazione, la prima scena del presepe, ambientata sul piazzale della basilica romanica, è stata infatti dedicata a san Carlo Borromeo, il santo che bruciò la sua vita per amore del popolo di Milano e della sua Diocesi: le comparse ne hanno riproposto l’appassionata vita vissuta nel riconoscere che tutto è nelle mani di un Altro: «San Carlo – così gli organizzatori del presepe – era mosso da una grande preoccupazione educativa, da una grande cura per la sua gente che desiderava sostenere e richiamare alla conversione». Canti della tradizione della Chiesa, letture e preghiere, hanno accompagnato i pellegrini nel loro cammino. Le offerte raccolte nel corso della manifestazione saranno devolute ad Avsi, fondazione internazionale che sostiene lo sviluppo di quanti vivono in situazioni estreme, con una particolare preoccupazione alla loro educazione.
Alessandra Botto Rossa