Donne in piazza contro il premierTrecento persone anche ad Arcore

Donne in piazza contro il premierTrecento persone anche ad Arcore

Arcore – Il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini le aveva etichettate come “poche, radical chic”. Se il secondo è un legittimo giudizio politico, la prima era una previsione: sbagliata. E’ stata un successo indiscutibile, infatti, la mobilitazione contro Silvio Berlusconi e a difesa della “dignità delle donne”, infangata dal caso Ruby secondo le promotrici del comitato ‘Se non ora, quando?’, che ha occupato uno spazio anche ad Arcore, in piazza Pertini, con circa 300 presenze.

Un successo nei numeri e nella simbologia politica: nessuna bandiera di partito ma tanta musica, vignette e cartelli (molti in tono satirico come quello con la foto di Ruby, la ragazza marocchina al centro dell’inchiesta milanese sui festini di Arcore, e la scritta: “5 milioni per farti tacere? Ti diamo 100 euro a testa, lo mandi al fresco e ti compri pure Lele Mora”). I leader di partito ci sono ma lasciano spazio alle donne: Pier Luigi Bersani, a Roma, si fa vedere ma gira al largo dal palco e dal backstage. Oltre 200 iniziative, raduni da Tokio a New York, da Lecco a Vibo Valentia, grandi cortei e presidi a Napoli, Torino, Palermo, Milano, e a Roma in piazza del Popolo, con una manifestazione che sembrava nazionale: piazza gremita senza ‘trucchi’ per ridurne la capienza, in migliaia assiepati ai margini e fin sulla terrazza del Pincio.

Donne protagoniste sul palco e tra i manifestanti, ma anche tanti uomini, di tutte le generazioni. “Siamo più di un milione!”, è l’annuncio che, mettendo insieme i numeri di tutte le piazze, scatena il boato della manifestazione romana. Una piazza di sinistra ma anche no: applauditissima la finana Giulia Bongiorno che tuona contro “i festini hard” usati per “selezionare la classe dirigente”. Eugenia Bonetti, suora delle missionarie della Consolata, contesta “l’uso del corpo della donna, la cui dignità non può essere mercanteggiata perché è un dono sacro di Dio”. E Susanna Camusso, leader della Cgil, prende di mira Giuliano Ferrara e i manifestanti pro-Berlusconi di ieri a Milano: “Ci dicono puritane, ma chi lo fa – dice – si ricordasse tutti i divieti che ha voluto imporci, dalla fecondazione assistita alla pillola del giorno dopo”.

Il Pdl condanna senza appello la manifestazione: per Fabrizio Cicchitto in piazza c’è “lo schieramento anti-berlusconiano fondato sulla sinistra a testimonianza che è essa, insieme ad un nucleo di magistrati politicizzati, ad aumentare sempre più la tensione ampliando i termini dello scontro politico”. Mentre a giudizio di Daniela Santanchè a far scendere oggi le donne in piazza a farle è solo “l’odio nei confronti di un uomo e non l’amore per le donne stesse”. Più dialogante il ministro Mara Carfagna, secondo la quale le mobilitazioni sono una “occasione sprecata” perché si sono trasformate “nell’ennesimo corteo contro il governo democraticamente eletto” ma hanno comunque “avuto il merito di sollevare un dibattito tra le donne molto vivo e partecipato, di unire generazioni diverse nel discutere di condizione femminile e libertà”.

Ventre a terra con le manifestanti invece Farefuturo, la fondazione finiana che sul suo attivissimo sito web etichetta l’evento come “la più grande manifestazione patriottica cui l’Italia abbia assistito negli ultimi quindici anni”. Tutti coniugati al futuro i commenti dei leader politici di centrosinistra: l’ex leader del Pd Walter Veltroni, in piazza a Roma con moglie e figlia, vede “una manifestazione bellissima, persone che vogliono girare pagina e ritrovare speranza, donne che senza bandiere di partito fanno sentire alta e forte la loro voce”. “Mi pare – dice Antonio Di Pietro (Idv), in piazza a Milano – ci sia una primavera alle porte; dobbiamo sentirla e assumerci nuove responsabilità: andare al più presto attraverso il referendum ad eliminare il governo Berlusconi”. Per Rosy Bindi (Pd) “questo movimento non si fermerà”. Nichi Vendola interpreta le manifestazioni come “un colpo mortale per il berlusconismo”. E si fa sentire addirittura Romano Prodi: per l’ex presidente del Consiglio quello di oggi è il primo segnale del “risveglio dell’Italia”.