Monza, crisi di Egitto e Tunisia:cento aziende alla finestra

Monza, crisi di Egitto e Tunisia:cento aziende alla finestra

Monza – Le proteste in Egitto e Tunisia frenano l’export brianzolo nel  Mediterraneo. Sono circa un centinaio le aziende di Monza e Brianza che intrattengono rapporti commerciali con Il Cairo e Tunisi, come Velp Scientifica e Iwr, aziende rispettivamente di Usmate Velate e Seregno. Leader nel settore dello sviluppo di strumenti di analisi per laboratori, università, centri di ricerca e aziende impegnate in attività di ricerca negli ambiti alimentare e ambientale, Velp commercia all’estero fin dagli anni Novanta e intrattiene un mercato fiorente in molti paesi del Nord Africa, tra cui proprio in Tunisia ed Egitto: «Nelle scorse settimane – ha spiegato Maurizio Mosele, responsabile vendite di Velp – il deposito di un corriere è stato saccheggiato proprio in Tunisia, e anche alcuni nostri prodotti sono stati rubati. Anche l’Egitto sta soffrendo parecchio, il turismo è paralizzato e riteniamo che nei prossimi mesi potremmo risentire di qualche contraccolpo, a causa della situazione negativa di oggi che ha fermato anche gli investimenti privati».

E per un corso di vendita organizzato per i prossimi giorni, un egiziano, atteso alla Velp per partecipare, è stato costretto a rinunciare al viaggio in Italia: «Temono per i loro interessi in Egitto». Eventuali ricadute negative, tuttavia, incideranno soltanto marginalmente su Velp: «Il nostro punto di forza – ha concluso Mosele – è quello di essere presenti in molti paesi extraeuropei, come Cina, India, Russia, Cile e Indonesia, solo per citarne alcuni, con un export dell’80%, il che ci permette di restare comunque competitivi». Depurazione di acqua, aria e trattamento integrato dei rifiuti sono invece le attività di Iwr, consorzio aziendale nato per l’export: «Qualche rallentamento nei rapporti con i paesi che si affacciano sul Mediterraneo c’è stato – ha detto Stefano Campagna, responsabile commerciale di Iwr – Avevamo ad esempio programmato una missione in Albania, ma abbiamo preferito sospenderla: noi lavoriamo soprattutto con enti pubblici, ed è inutile avviare delle trattative o stipulare accordi con determinati interlocutori, per poi trovarne altri nel giro di poco tempo». Iwr è un consorzio che comprende quattro aziende che lavoroano quasi esclusivamente con l’estero «perché in Italia si tende a bruciare i rifiuti negli inceneritori, noi invece recuperiamo quasi tutto e nei paesi emergenti abbiamo mercato». Tanto che «non è detto – conclude Campagna – che ci saranno ricadute negative, anzi potrebbero avere bisogno di noi».
Luca Scarpetta