Vimercate, Ibm lascia la città?Un nuovo incubo per la Bames

Nell'ex Silicon valley vimercatese probabile riduzione della multinazionale a un solo edificio. E nel 2012 scade il contratto di affitto con Bames. La preoccupazione dei sindacati per il futuro di ex Celestica.
Vimercate, Ibm lascia la città?Un nuovo incubo per la Bames

Vimercate – Lo si chiami con il suo nome più proprio. Sito ex Ibm. Perché la madre delle delocalizzazioni, degli scorpori, delle cessioni che hanno gradualmente impoverito il cuore della silicon valley vimercatese coincide con la vendita della parte produttiva di Ibm Italia, nel 2000, a Celestica. Ancora oggi, il destino dell’area pare legato a doppio filo con le sorti della porzione di multinazionale americana ancora nel comparto, in costante contrazione. “Attualmente Ibm occupa due palazzine, ma l’attività interna è ormai quasi insignificante, interi settori sono vuoti. Di ufficiale non c’è nulla, ma rumors dicono che ci ridurremo a una sola palazzina e nel maggio-giugno del 2012, quando il contratto di affitto scadrà, Ibm potrebbe anche pensare di chiudere bottega e andarsene via. E a quel punto, anche ex Celestica dovrà chiudere”.

A parlare così, otto giorni fa, in Villa Gussi, erano le rsu di Ibm, per denunciare perplessità e timori sulla sorte dei lavoratori e per ribadire la ricadute sul sito. È targata Bartolini la proprietà dei buildings affittati a Ibm, e si tratta di un affitto milionario che potrebbe saltare tra poco più di un anno, mettendo in serissima crisi le casse di Bames. “È vero, il problema Ibm rischia di riverberarsi su tutto il sito, innescando una vera desertificazione se, nel frattempo, non saremo riusciti a invertire la tendenza”, ha ammesso Claudio Cerri, segretario generale Fiom Cgil Brianza. Oggi sono 1400 i dipendenti di Ibm a Vimercate, ma le presenze effettive nel sito ammontano a sole seicento, perché il resto è telelavoro o attività di promozione presso clienti. Dal 2005 le attività più importanti sono state delocalizzate, in Repubblica Ceca, a Madrid, a Dublino.

“A oggi, ufficialmente, dall’azienda non sappiamo nulla –spiegano le rsu- Quel che è certo è che nella primavera del prossimo anno scadranno i sei anni di contratto di affitto, e che nel caso Ibm volesse andarsene dovrà dare a Bartolini un preavviso di sei mesi. Attendiamo l’incontro in Assolombarda del 23 marzo per conoscere il consuntivo dell’andamento del 2010, per sapere le prospettive sul 2011 e anche quelle sul sito. Quel che vediamo però non è confortante. Se Ibm dovesse andarsene, anche la fine dell’intero sito sarà segnata”. Opzione che i sindacati intendono scongiurare. A partire da un punto fermo, il tavolo reindustrializzazione recentemente riattivato presso il Ministero dello Sviluppo economico.

“Lo studio che abbiamo presentato questa sera –ha detto venerdì Gigi Redaelli, segretario generale Fim Cisl- ci mette nelle condizioni di esibire una denuncia di quel che è accaduto ma ci dà anche la speranza di poter ripartire con la reindustrializzazione. Un cammino che ha bisogno delle istituzioni”. Per Cerri “Bartolini ha la grande responsabilità di aver utilizzato i quattrini in operazioni finanziarie e non a fini industriali, le istituzioni ne chiedano conto. Oggi abbiamo bisogno di portare nuova imprenditorialità nel sito, non solo accanto a Bartolini ma in alternativa a Bartolini che, da sola, non garantisce nulla. Altrimenti, tra un anno, quando scadrà la cassa integrazione, la situazione sarà drammatica ”.
Anna Prada