Un libro riscoprei canyon orobici

Grotte selvagge, gole di roccia, autentici canyon, cascate e orridi. È un viaggio nel mondo incontaminato e poco conosciuto delle valli bergamasche quello proposto dal libro «Alla scoperta dei canyon bergamaschi» scritto da Anna Fusco e Denis Pianett.
Un libro riscoprei canyon orobici

Grotte selvagge, gole di roccia, autentici canyon, cascate e orridi. È un viaggio nel mondo incontaminato e poco conosciuto delle valli bergamasche. Una galleria fotografica di luoghi impervi, proibitivi e ancora incontaminati quello che si sfoglia, pagina dopo pagina, in «Alla scoperta dei canyon bergamaschi», un libro realizzato da Anna Fusco e Denis Pianetti che conta sul patrocinio del Consiglio regionale della Lombardia.

Il volume – un’avventura di 400 pagine tra fotografie, cartine, descrizioni e rimandi storici – è stato presentato oggi dai consiglieri regionali Carlo Saffioti (Pdl) e Giosuè Frosio (Lega), rispettivamente presidenti della commissione Agricoltura e Ambiente al Consiglio lombardo. All’incontro sono intervenuti anche i consiglieri Pd, Mario Barboni e Gian Antonio Girelli. Nell’ottica di valorizzare il paesaggio delle Orobie bergamasche, il libro è il resoconto di un viaggio che gli autori hanno compiuto in circa due anni “tra orridi e canyon, gole e marmitte dei giganti”.

Oltre a descrivere la natura dei luoghi, grazie a testimonianze e foto d’epoca, questo libro non è “una semplice guida di montagna” hanno sottolineato gli autori, ma “una piccola enciclopedia dei gioielli naturali del nostro territorio e di come si sono trasformati nel tempo” ha evidenziato Paolo Valoti, presidente Cai Bergamo, altro ente che ha patrocinato il volume.

Il volume consta di ben 400 pagine ed è il risultato di un progetto di ricerca durato quasi due anni attraverso orridi e canyon, ovvero una sorta di “censimento” locale con l’obiettivo di invitare chiunque alla salvaguardia di queste meraviglie di pietra e di acqua, recessi profondi e misteriosi dal complesso e fragile equilibrio ambientale. Corredata di immagini inedite e suggestive, oltre che a descrivere la natura dei luoghi, l’opera mira in certi casi a documentare il fenomeno di antropizzazione degli stessi, anche tramite testimonianze e foto d’epoca (dall’apertura di vie d’accesso allo sfruttamento delle risorse idriche, dalle attività minerarie alle tradizioni e alle leggende).

Sono oltre trenta i luoghi trattati, orridi e canyon delle valli di Scalve, Seriana, Brembana, Imagna e dell’area dell’Alto Sebino: tra questi il canyon del Dezzo lungo la Via Mala, l’orrido dei Bogn d’Iseo, la gola del Tinazzo, la forra di Maslana, i toboga di Fiumenero, la Val Vertova, il canyon del Nesa, la valle di Carona, la Val d’Ancogno, la Val Parina, i serrati di Bracca e Taleggio, l’orrido della Remola, la gola di Clanezzo, la forra di Ponte Giurino, l’abisso di Erve, per chiudere con la celebre Forra Leonardesca dell’Adda.