La Procura chiede il fallimentodi 195 aziende in quattro anni

La Procura di Monza ha chiesto dal 2007 in avanti il fallimento di poco meno di duecento aziende. La maggior parte delle istanze sono state accolte dal Tribunale fallimentare. Ogni anno i pm danno anche più di 30 pareri per concordati preventivi.
La Procura chiede il fallimentodi 195 aziende in quattro anni

Monza – Quasi 200 fallimenti trattati dal 2007 a oggi al di là delle indagini penali. Le aziende che non navigano in buone acque, e che, anzi, rischiamo la chiusura per mancanza di liquidità o di risorse, non devono guardarsi soltanto dai creditori che, in forza dei soldi che devono intascare, possono presentare una istanza di fallimento. Questo potere, infatti ce l’ha anche la Procura. La situazione di crisi di una impresa può emergere durante indagini su altri reati rispetto alla bancarotta. Se svolgendo accertamenti su una appropriazione indebita, su una corruzione o su chissà cos’altro, gli inquirenti si accorgono che l’azienda non ha più soldi per pagare i suoi debiti e neanche un programma serio e fondato per rientrare, allora possono decidere di farsi avanti con i giudici fallimentari.

Ma per mettere sul chi va là i magistrati basta anche la segnalazione dell’Agenzia delle entrate per l’omesso versamento dell’Iva o delle ritenute: quando cominciano a scarseggiare i fondi spesso e volentieri la prima cosa che non si paga sono le tasse. Potrebbe essere, quindi, un segnale che l’azienda è messa male. Le segnalazioni alla Procura arrivano a volte dai giudici fallimentari: può capitare che una istanza di fallimento venga ritirata perchè l’azienda, per tacitare il creditore, decide di pagare il suo debito. Questo non vuole dire, però, che non abbia altri debiti e che, soprattutto, abbia i soldi per accontentare anche gli altri creditori. Per questo se la richiesta di fallimento viene ritirata si passa il fascicolo alla Procura per gli accertamenti del caso.

L’insolvenza dell’impresa, infine, può essere fatta presente anche dai lavoratori. Così è successo, ad esempio, per la X Pharma di Agrate, quando, tre anni or sono, i dipendenti si sono recati in Procura per far presente che non venivano pagati e che non esisteva un piano industriale per pianificare il futuro. Per capire se un’azienda è o meno sull’orlo del fallimento vengono presi in considerazione alcuni parametri standard. Si analizzano, ad esempio, i bilanci degli ultimi tre anni, per valutare l’esistenza dello stato di sofferenza, la sua entità e la sua durata. Un’altra cartina al tornasole della situazione poco felice sono i protesti per controllare i quali si accede ai dati in possesso della Camera di commercio. Gli accertamenti riguardano pure gli amministratori: se dovesse risultare che le persone che ricoprono cariche sociali hanno un passato poco cristallino e hanno già avuto a che fare con la giustizia è chiaro che il livello di attenzione viene alzato ancora di più. Se la Procura presenta una istanza di fallimento il giudice civile fissa una udienza prefallimentare nella quale l’impresa fa le sue controdeduzioni, spesso e volentieri chiedendo di uscirne con un concordato preventivo.