L’hockey piange Bruno Bolis Colonna azzurra e del Monza

Portiere titolare dell'Hockey Club Monza, contribuì alla conquista di quattro titoli italiani.  In azzurro Bolis totalizzò centosessanta presenze, condite dai primi successi del movimento italiano in campo continentale e planetario. 
L’hockey piange Bruno Bolis
Colonna azzurra e del Monza

Monza – Il mondo sportivo monzese ha salutato una delle sue figure più nobili ed illustri. Nella notte, infatti, piegato da una lunga malattia, si è spento Bruno Bolis, uno dei pionieri dell’hockey su pista in città. Classe 1928, Bolis cominciò l’attività sportiva come calciatore nelle fila del Monza, prima che un infortunio lo costringesse ad un lungo stop. Soltanto dopo un quadriennio riuscì a riaccostarsi all’agonismo, abbracciando appunto l’hockey su pista, che vedeva in Monza una delle piazze più prestigiose dell’intero panorama nostrano.

Seppe fare suo in breve il ruolo di portiere titolare dell’Hockey Club Monza, contribuendo alla conquista di quattro titoli italiani, quelli vinti nel 1951, nel 1953, nel 1956 e nel 1961. Le straordinarie prestazioni tra i pali, oltre che a farlo diventare uno dei beniamini del folto pubblico che accorreva ad assistere alle gare dei biancorossi sul rettangolo di gioco della via Boccaccio, lo portarono di peso in nazionale. In azzurro Bolis totalizzò centosessanta presenze, condite dai primi successi del movimento italiano in campo continentale e planetario. Il più importante di questi è senza dubbio quello nell’edizione del campionato mondiale andata in scena nel 1953 a Ginevra, che come consuetudine dell’epoca metteva in palio anche l’alloro europeo.

Nel suo palmares con l’Italia trovano posto anche le affermazioni nei Giochi del Mediterraneo a Barcellona nel 1955 e nella Coppa Latina a Parigi nel 1956, oltre a tre secondi posti (ad Oporto nel 1952, a Milano nel 1955 ed a Santiago del Cile nel 1962) e due terzi posti (ad Oporto nel 1956 e nel 1958) in rassegne iridate e due terzi posti in campionati continentali (a Barcellona nel 1957 ed a Torino nel 1961). Tra gli appassionati e gli addetti ai lavori, il monzese è indicato come uno dei capostipiti della scuola di estremi difensori del Belpaese, che dopo di lui ha trovato una degna continuazione nel bassanese Francesco Fontana, nel viareggino Alessandro Cupisti e nel valdagnese Massimo Cunegatti e che oggi vede sulla rampa di lancio l’altro viareggino Leonardo Barozzi ed il lodigiano Alberto Losi. 

Appesi i pattini al fatidico chiodo, Bolis si mise alla prova per un periodo circoscritto come tecnico, prima di scegliere di dedicarsi alla moglie Franca, che gli è stata al fianco fino all’ultimo, ed al suo negozio di casalinghi nei pressi della clinica Zucchi, chiuso da tempo. Era tra l’altro socio del Panathlon. I suoi funerali sono stati celebrati ieri mattina, nella chiesa di Triante.

«Monza ha perso uno dei pilastri della sua storia sportiva, un uomo di cui spero i giovani sappiano raccogliere l’importante eredità valoriale». Marika Kullmann, figlia di Gustavo Luigi, fondatore dell’Hockey Club Monza, e volto caratterizzante dello Skating Monza, traccia così una memoria di Bolis. «Aveva una venerazione per mio padre – continua -, che fu il primo monzese a vestire la casacca della nazionale e che fu anche l’allenatore con cui conquistò lo scudetto nel 1961. Condividevano l’orgoglio di essere capaci di dare lustro alla loro città, grazie ai successi nello sport, che interpretavano con il gusto di un gioco». Affranto Umberto Aldovieri, presidente dell’Hockey Monza Brianza: «Lo conoscevo da oltre mezzo secolo. Aveva un grande carisma e nel gruppo sapeva essere un punto di riferimento per gli altri».
Paolo Colzani