Il satellite Nasa cade sulla TerraFascia d’allarme, c’è la Brianza

Si chiama Uars il satellite della Nasa che precipiterà sulla Terra nella notte tra venerdì e sabato. La traiettoria di rientro ipotizzata interessa anche la Brianza, su cui potrebbero piovere dei detriti. Riunito il comitato operativo della protezione civile in seduta permanente. Aggiornamento delle 20.30.
Satellite Nasa, regione Lombardia:solai a rischio, meglio stare a casa

Monza – Anche la Brianza inizia a scrutare, con una certa apprensione, il cielo. L’Upper Earth Research Atmosphere della Nasa, satellite dal peso di sei tonnellate in orbita dal 1991, dovrebbe raggiungere l’atmosfera terrestre venerdì sera. Difficile sapere dove e quando arriverà sulla terra ma secondo la Nasa c’è solo lo 0,03% di possibilità che una persona possa essere colpita da qualche frammento di questo apparecchio grande come un autobus. Solo 20 minuti prima dell’impatto la Nasa sarà in grado di comunicare il luogo preciso della caduta dei frammenti del satellite.

Aggiornamento 20.30 – Ci sono delle novità sulla traiettoria del satellite. Secondo quanto riferito dal comitato tecnico scientifico della protezione civile, la previsione di rientro è centrata intorno alle 19:20 (ora italiana) di venerdì 23 settembre, con una finestra di incertezza che si apre alle 14:00 del 23 settembre e si chiude alle 3 del 24 settembre. La principale novità è che solo una traiettoria potrà interessare l’Italia in un’unica finestra temporale compresa tra le 21:25 e le 22:03 di venerdì 23 settembre. L’area potenzialmente a rischio, di conseguenza, è ridotta e interessa interamente le regioni Piemonte, Valle D’Aosta, Liguria, Lombardia e Province Autonome di Trento e Bolzano, e parzialmente l’Emilia Romagna (Piacenza e Parma), il Veneto (Verona, Vicenza, Belluno, Treviso) e il Friuli Venezia Giulia (Pordenone e Udine). Tutte le Regioni interessate e le Province Autonome hanno comunicato di aver attivato le proprie strutture operative che monitoreranno l’evolversi della situazione e adotteranno le misure necessarie in constante contatto con il Comitato centrale. Le Regioni stanno inoltre predisponendo le procedure per il recupero degli eventuali frammenti di materiale con l’impiego di personale specializzato se dovesse verificarsi lo scenario configurato. In tal caso chi rilevasse la presenza di frammenti, dovrà segnalarla alle autorità locali, evitando di entrarne in diretto contatto.

Aggiornamento delle 15.30 – Nuovo aggiornamento da parte del comitato operativo della protezione civile. Secondo gli esperti le due traiettorie ipotizzate del satellite, una delle quali prevede il suo passaggio sopra la Lombardia, rimangono ancora valide. Sarà solo dalle prossime ore che sarà possibile individuare con maggiore precisione l’area potenzialmente a rischio. Le simulazioni relative all’impatto dei frammenti sull’edilizia tipica degli anni Cinquanta confermano lo scenario generale di danno atteso, ossia la possibilità che i frammenti di maggiori dimensioni danneggino tetti e solai sottostanti, senza provocare il crollo degli edifici. Restano pertanto valide le indicazioni già fornite sulle norme di auto protezione da adottare. E’ poco probabile che i frammenti causino il crollo di strutture: per questo sono da scegliere luoghi chiusi. I frammenti impattando sui tetti degli edifici potrebbero causare danni, perforando i tetti stessi e i solai sottostanti: pertanto, non disponendo di informazioni precise sulla vulnerabilità delle strutture, si può affermare che sono più sicuri i piani più bassi degli edifici. All’interno degli edifici i posti strutturalmente più sicuri dove posizionarsi nel corso dell’eventuale impatto sono i vani delle porte inserite nei muri portanti.

Aggiornamento delle 13.30
– C’è anche l’Italia, o meglio il nord, sulla traiettoria del satellite. Sulla base degli ultimi dati forniti dall’Agenzia spaziale italiana (Asi), la previsione di rientro sulla terra è centrata intorno alle 19.15, ora italiana, di venerdì 23 settembre, con una “finestra di incertezza” che si apre alle 13 del 23 settembre e si chiude alle 5 del 24 settembre. All’interno di questo arco temporale, spiega la protezione civile che ha riunito, d’intesa con l’Asi, il Comitato operativo per analizzare gli scenari relativi al rientro sulla terra del veicolo spaziale, «non è ancora possibile escludere la remota possibilità che uno o più frammenti del satellite possano cadere sul nostro territorio».

Il comitato operativo convocato dal capo dipartimento della protezione civile, Franco Gabrielli, sarà riunito in seduta permanente fino al cessato allarme, sia per analizzare gli scenari che per prendere le dovute decisioni in tempo reale. Inoltre, è stata definita una struttura tecnica di supporto al comitato operativo costituita da esperti del dipartimento della protezione civile, Asi, forze armate, vigili del fuoco, Ispra, Enav, con il compito di monitorare l’evoluzione della situazione e fornire le corrette informazioni scientifiche al comitato operativo. Ancora, nelle regioni interessate si stanno costituendo dei centri di coordinamento che coinvolgono le strutture e i soggetti interessati.

L’Italia potrebbe essere interessata dalla caduta di questi frammenti tra le 21.25 e le 22.03 di venerdì 23 settembre e tra le 3.34 e le 4.12 di sabato 24 settembre, coinvolgendo potenzialmente Valle D’Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia e le Province Autonome di Trento e Bolzano. «Allo stato attuale – spiega la protezione civile – non è quindi ancora possibile escludere la possibilità, corrispondente a una probabilità stimabile attualmente intorno allo 0,9%, che uno o più frammenti del satellite Uars possano cadere sul territorio italiano».

L’Uars ha misurato per anni i livelli di ozono e altri dati meteorologici degli strati superiori dell’atmosfera: fuori servizio dal 2005, da allora ha continuato ad orbitare perdendo progressivamente quota, uno dei circa 22mila – di cui appena 900 satelliti ancora integri, di cui solo 380 funzionanti – oggetti che costituiscono la “spazzatura spaziale” attorno al nostro pianeta.

Seguono aggiornamenti