In memoria di Sergio Bonelli«È stato l’ultimo degli editori»

Luigi Bona della fondazione Fossati ricorda Sergio Bonelli, morto a Monza all'inizio della settimana. Quarant'anni di amicizia dietro le quinte degli eroi dei fumetti. «Diceva: ''se stanno in piedi, è perché il lettore lo vuole''».
In memoria di Sergio Bonelli«È stato l’ultimo degli editori»

Monza – La fiera, quella vera, iniziava all’orario di chiusura quando, dopo una giornata tra albi e strisce, intorno a un tavolo si sedevano artisti come Hugo Pratt, creatore di “Corto Maltese”, Bonvi, l’autore di “Sturmtruppen”, oppure Magnus, che insieme a Bunker diede vita ad “Alan Ford”. E allora iniziavano a circolare idee, cominciava il confronto sul mondo del fumetto che era in grande fermento e giovani come Silver attingevano direttamente dall’esperienza dei nomi più importanti del panorama internazionale dell’epoca. Era l’inizio degli anni Settanta e, spesso, nei dopo-fiera si aveva la fortuna di incontrare anche Sergio Bonelli. Fu durante una di quelle occasioni che Luigi Bona, presidente della Fondazione Franco Fossati di Monza e del Museo del Fumetto di Milano, ebbe i primi contatti con Bonelli, scomparso lunedì scorso all’età di 79 anni.

Il primo ricordo strettamente personale, però, risale ad un incontro casuale avvenuto in corso Italia a Milano, la sede dello studio di Roy Dami e Carlo Porciani, dal quale sono transitate le più grandi firme del fumetto di quel periodo e dove Bona curava alcune pubblicazioni: «Avevo iniziato ragazzino, con “Sorry”, una pubblicazione tipo “Linus”. All’epoca avevo già smesso di disegnare e mi ero catapultato nel mondo delle agenzie che era floridissimo e variegato. Un giorno in questo studio ho incontrato Bonelli e ci siamo conosciuti un po’ meglio». In realtà è stato l’inizio di un’amicizia durata quarant’anni: «Erano anni eroici – ricorda Bona – il fumetto cresceva, ma Bonelli ripeteva: “Il fumetto lo faccio perché mi piace, ma non fa campare”, ma in realtà lui era già “Sergio Bonelli”, e Tex era il suo cavallo di battaglia». Formatosi con grandi romanzi di avventura e, al cinema, con i film western e di fantascienza, Bonelli era l’incarnazione stessa del concetto di avventura: «E infatti il suo personaggio preferito era l’Uomo Mascherato, con le sue storie ambientate nelle terre vergini dell’Africa».

Nonostante alcuni personaggi e certe storie non fossero nelle sue corde, Bonelli capiva se un’idea era buona e allora si fidava dei suoi collaboratori: «Mi ripeteva spesso – ha proseguito Bona – che non pubblicava fantascienza, poi ha fatto “Nathan Never”, o fumetti come lo stesso “Dylan Dog”, che forse non lo entusiasmava, ma in cui credeva fortemente Tiziano Sclavi. Diceva: «Mal che vada, ci perderò un sacco di soldi». Da parte sua Bona, all’inizio degli anni Ottanta iniziò a pubblicare “Wow”, una delle fanzine più prestigiose di tutti i tempi: «Era una gara: cercavo di fargli avere una copia di Wow, prima che lui andasse a comprarla alla Borsa del fumetto». Ancora oggi Bonelli controllava tavola per tavola ogni suo fumetto: «È stato l’ultimo degli editori – ha concluso Bona – Nei suoi fumetti non ha mai inserito una sola pagina pubblicitaria: «Se stanno in piedi, è perché il lettore lo vuole».
Luca Scarpetta