Monza, niente soldi dalla banca:parrucchiera chiude negozio

È un'altra figlia della crisi economica la storia di Amalia Cotimbo, 42 anni, che sabato scorso è stata costretta ad abbassare la saracinesca del suo negozio di parrucchiera di via Magenta a Monza. Colpa di un fido revocato in banca.
Monza, niente soldi dalla banca:parrucchiera chiude negozio

Monza – «Non si può lasciare morire un’attività di quattro anni: oltretutto, visto che non posso avviarne un’altra, i debiti e l’affitto adesso come li pago?». È un’altra figlia della crisi economica la storia di Amalia Cotimbo, 42 anni, che sabato scorso è stata costretta ad abbassare la saracinesca del suo negozio di parrucchiera di via Magenta. Una di quelle vicende che si stanno moltiplicando anche in Brianza, in cui concorrono una serie di fattori diversi, ma tutti legati al crack finanziario del 2008. Associata all’Unione Artigiani di Monza e Brianza, Cotimbo ha avviato la sua attività nel 2007: «Prendo in affitto 90 metri quadrati in via Magenta – ha raccontato – e li sistemo: avevo da parte qualche risparmio e con meno di 10 mila euro li metto a posto, con bagno, antibagno e tutto quello che c’era da fare. Poi chiedo 50 mila euro in prestito al Credito Artigiano, che mi vengono concesse, grazie alla presenza di un garante».

Cotimbo avvia l’attività e comincia a pagare i debiti, ma dopo qualche tempo sorgono i primi problemi: «Il mio garante – ha proseguito – ha avuto dei problemi con loro, e nonostante io stessi pagando tutto regolarmente, vado “fuori fido”. Chiedo di essere io garante di me stessa, visto che l’attività mi permette di stare alla pari, ma la cosa non è possibile. Così nel momento in cui avrei la necessità di un altro prestito per l’affitto, proprio per il fatto di essere fuori fido non mi viene concesso». Cotimbo è allora costretta a mettersi d’accordo con il direttore della banca e con il proprietario del negozio per il rientro «perché intanto è scoppiata la crisi, e anche i clienti cominciavano a diminuire, così pagavo un po’ la banca e un po’ il padrone dei locali». E senza un nuovo fido, le entrate non erano più sufficienti: «Il 5 settembre mi è stato dato lo sfratto, il 10, un sabato mattina, è arrivato nel negozio pieno di clienti l’ufficiale giudiziario. Sabato scorso ho chiuso e il proprietario mi ha chiesto le spese anche per ottobre, novembre e dicembre». Con 40 mila euro di debiti da restituire: «Ma non posso aprire un’altra attività, benché abbia 250 clienti che adesso non so dove portare. Io non voglio lavorare in nero, né fare il bunga-bunga e nemmeno andare a rubare. Quindi adesso il debito come lo ripago?».