Monza, Naturales quaestiones Venti artisti per l’arengario

Naturales quaestiones: venti artisti si confrontano con le dinamiche naturali. Un titolo preso a prestito da Seneca per raccontare il rapporto uomo-ambiente e le sue interpretazioni artistiche. Bombardieri e Hillier, Tamer e molti altri: da sabato 6 aprile inaugurazione all’arengario di Monza.
Gaia e la balena di Stefano Bombardieri
Gaia e la balena di Stefano Bombardieri

Una balena spiaggiata in piazza San Paolo a Monza non è altro che una domanda. Non è una domanda fuori luogo, ma fatta di fuori luogo. Perché se fosse da qualche parte in una spiaggia, magari dopo essersi ingoiata la pattumiera sommersa dell’umanità e avere smesso per questo di respirare, be’, sarebbero due colonne in cronaca o nei tempi duri del giornalismo – un’estate senza giallo al sole – persino un titolo d’apertura. Ma in piazza San Paolo no: la domanda non te la togli. Anzi: resta lì, immobile, tutto il tempo di una mostra, che sarà inaugurata sabato 6 aprile all’arengario di piazza Roma e si intitola “Naturales quaestiones”. Significa (preso in prestito da Seneca) questioni naturali, ma anche domande sulla natura.

L’ha organizzata l’associazione culturale runRoom di Monza ed è promossa dal Comune di Monza con il sostegno di Leo galleries ed è una collettiva: venti artisti, alcuni internazionali, chiamati a confrontarsi con la natura e il rapporto tra uomo, arte e ambiente, oggi e ieri, leggendo il diaframma che c’è tra le parti o il suo superamento. «Il risultato è una raccolta di riflessioni ampia che spazia dai problemi sull’impatto ecologico dell’impronta dell’uomo sulla terra» con i lavori di Forbici, Arosio, Longaretti, Mylabforbighope – spiega la presentazione del progetto – fino al ciclo vita/morte/rinascita (Fossati e Ghezzi) e all’attenta analisi della flora e della fauna (Corona,Tamer, Matthews).

Poi «l’osservazione dei fenomeni naturali di grande portata – Sartori – le stagioni, lo scorrere del tempo – Gorgoni -, fino ad arrivare alla dimensione spirituale dell’esistenza» cioè Bombardieri, WooZoo, Cazzaniga, Hillier, oppure «i concetti della filosofia della natura di Gianfreda e il rapporto a volte controverso (Christo) altre indifferente, a volte di intensa unione (Magrin, Valentini, Verginer) tra uomo e ambiente naturale». Dopo l’inaugurazione di sabato 6 aprile alle 18 all’arengario, la mostra rimarrà aperta dal 7 aprile al 19 maggio negli orari tradizionali (da martedì a venerdì 15-19, sabato e festivi 10-19, sempre a ingresso libero) e con un catalogo edito da Allemandi, anche in ebook, che contiene testi non di critici ma di una filosofa, Anna Carpanese, di un teologo, Sergio Ubbiali e di uno scienziato naturalista, Adriano Muschiato: i loro brani spiegheranno le opere in mostra.

Terra, aria, fuoco, acqua, il quadrilatero degli elementi che si incarna nella materia pura o viene rappresentato di volta in volta da forme iperrealistiche in equilibrio con il surreale, oppure in esercizi astratti che alla struttura stessa della natura riportano, lasciando il campo aperto ai percorsi e alle declinazioni apparentemente infinite che l’arte contemporanea sembra in grado di assumere. Così un rinoceronte piazzato dentro il palazzo civile più antico di Monza e una balena spiaggiata in mezzo a una piazza poco distante – li ha fatti entrambi Stefano Bombardieri, in ferro e bronzo, ma a grandezza naturale, perché sono prima di tutto quello che rappresentano, un rinoceronte e una balena – ecco, quegli animali sono l’incarnazione totemica del senso della mostra: forse non le risposte, ma certamente le domande su che fine abbia fatto il rapporto tra uomo e natura.

Se serve che una balena finisca spiaggiata in centro città – per di più trascinata con una fune dalla piccola Gaia (che significa Terra) – per ricordarci che esiste, e che esiste davvero, qualcosa non va: è il suo essere assolutamente reale e altrettanto fuori luogo a dettare l’urgenza della natura. Così vicina e così lontana, la balena, presente dall’infanzia all’età adulta in un immaginario nutrito di Pinocchio, Moby Dick (nonostante fosse un capodoglio), il Giona biblico, la sovrapposizione con il Leviatano, Douglas Adams, l’Orlando Furioso. Ma di fatto inesistente nell’esperienza comune. Una necessità che in piazza San Paolo invece vive grazie alla rappresentazione del paradosso e del non senso. Più o meno come quando Alessandro Bergonzoni, già troppi anni fa, titolava “Le balene restino sedute”.