Duecento persone, molte originarie di Cuba, hanno accolto Yoani Sanchez martedì al teatro Manzoni, per l’anteprima delle Primavere di Monza. La giornalista e blogger che vanta quasi mezzo milioni di seguaci su Twitter si è presentata sul palco alle 17.05, mentre fuori una ventina di contestatori con tanto di bandiere rosse esprimeva civilmente il proprio dissenso, etichettandola come a libro paga degli americani.
Un’accusa che Yoani ha respinto appena si è seduta, dopo aver salutato e ringraziato la platea.
«È tipico del regime castrista bollare come filo americano o anti patriota chiunque esprime una posizione critica nei confronti del regime – ha detto, precisando poi – quello che mi sta più a cuore è dire che essere critica nei confronti di Fidel e Raul Castro non vuole dire essere contro Cuba, bensì significa amare il proprio Paese anche a rischio di essere intimorita, offesa, insultata».
L’incontro è proseguito senza intoppi, fino all’intervento di un’altra cittadina cubana, che ha accusato la Sanchez di essere una bugiarda, suscitando la reazione chiassosa e appassionata di una dozzina di concittadini presenti in sala. Al battibecco verbale ha posto fine la stessa Sanchez, intervenendo per dire che «la libertà di parola è una valore che va rispettato indipendentemente dalle posizioni che si hanno» e che sarebbe stata felicissima di poter ribattere alle accuse non soltanto qui in Italia, ma anche a L’Avana.
Tra i temi toccati durante l’incontro anche il ruolo giocato da Twitter nella diffusione delle notizie all’interno e all’esterno del paese. E la volontà di fondare un giornale indipendente a Cuba aperto all’informazione e ai diritti.
Dopo quasi due ore di dibattito, ripreso in una diretta streaming piuttosto seguita su www.ilcittadinomb.it, la Sanchez ha salutato tutti ed è partita alla volta di Ginevra, dove ha vissuto parecchi mesi e dove l’aspettano per un’altra conferenza.