Il discorso di Sant’Ambrogio del cardinale Angelo Scola

Sono la misericordia e la giustizia a guidare il tradizionale discorso di sant’Ambrogio che il cardinale Angelo Scola ha pronunciato nella basilica dedicata al santo vescovo ambrosiano a poche ore dall’apertura ufficiale del giubileo straordinario dedicato da papa Francesco al dono della misericordia.
Il cardinale Angelo Scola
Il cardinale Angelo Scola

Sono la misericordia e la giustizia a guidare il tradizionale discorso di sant’Ambrogio che il cardinale Angelo Scola ha pronunciato nella basilica dedicata al santo vescovo ambrosiano. Un dialogo aperto con la città di Milano e l’intera Chiesa ambrosiana, che prende lo spunto dal concetto di misericordia, a poche ore dall’apertura ufficiale del giubileo straordinario dedicato da papa Francesco al dono della misericordia.

Una riflessione dal titolo: “Misericordia e giustizia nell’edificazione della società plurale”, che è un estratto di un omonimo testo più ampio, che sarà disponibile nelle librerie già nei prossimi giorni al costo di 2 euro.

È la drammatica cronaca di queste settimane, insanguinate dagli attacchi terroristici, a interrogare l’arcivescovo. «Vi sono delitti efferati come i terribili atti di terrorismo cui stiamo assistendo, in cui sembra non esserci alcuna possibilità di riparare. Il male, in questo caso, appare come assolutamente irrimediabile. Giustizia e misericordia sarebbero in tal modo in conflitto. E tuttavia dalla correlazione di questi due fattori deriva una serie di conseguenze che incidono in termini decisivi sulla qualità della vita dei singoli e della società civile».

Un discorso che vuole legarsi all’attualità. «Il tema della misericordia possiede affinità con la giustizia in quanto entrambe hanno come orizzonte le buone relazioni tra gli uomini». È nel perdono autentico che è possibile però coniugare misericordia e giustizia. «Chi perdona vede bene la gravità del male subito e non lo sottovaluta, piuttosto non cessa di amare chi lo ha commesso, cercando di imparare da Gesù».

Ma è nel chiarimento di due casi che l’arcivescovo definisce “emblematici”, che il discorso di Scola si fa ancor più attuale, interrogandosi sulla situazione delle carceri e la questione degli immigrati. «A dire di molti che, a diverso titolo, sono coinvolti con gli istituti di detenzione, l’esecuzione penale esterna al carcere è la miglior scelta possibile: abbatte la recidiva, dà provato esito di efficacia nel reinserimento sociale, incide meno sui costi della pubblica amministrazione e finisce per generare maggior sicurezza sociale. È necessario prendersi maggiore cura di queste persone per garantire diritti effettivi a tutta la popolazione detenuta». E poi sull’immigrazione: «Non basta focalizzarsi sulle disumane, inaccettabili condizioni del viaggio dei migranti. Si deve guardare bene in faccia a un dato: queste persone sono costrette a sostenere simili fatiche per ragioni di assoluta necessità, come la difesa della vita, della libertà o la determinazione a lasciarsi alle spalle la fame e la miseria».

La chiusura del discorso è un augurio di pace: «Tutti i soggetti che abitano la società plurale ambrosiana, praticando misericordia e giustizia possono trovare, e mi auguro trovino, un necessario punto di incontro e di lavoro comune».