Lo sport in campo, i sorrisi in tribuna. Sono questi i due veicoli universali che hanno permesso a tante persone di condividere, ben oltre l’ostacolo di lingue diverse, una giornata allo stadio Sada all’insegna della mondialità per le finali del Trofeo della Pace organizzato da Upf. E visti i tanti sorrisi, le strette di mano, gli abbracci, i risultati del torneo di calcio a 7, durato diverse settimane, sembrano alla fine passare in secondo piano. Sono importanti, certo, perché in fondo è sempre una bella sfida, ma il primo premio va ancora una volta all’idea (quella della Universal peace federation) di riunire nazionalità diverse attorno a un pallone, per promuovere pace e integrazione. Con molta semplicità. A vincere il Trofeo sul campo è stata proprio la squadra della Upf Sport for peace, quella più italiana. Ma questo pare davvero un dettaglio di poco conto. Basta osservare la premiazione: tutti, nessuno escluso, ricevono coppe, medaglie, magliette e calzettoni (perché badare al sodo serve sempre quando si coinvolgono ragazzi che hanno lasciato tutto nel loro paese d’origine per arrivare sino a qui, ndr).
Secondi sono arrivati i ragazzi del Centro Mamma Rita, una energica squadra di giovanissimi, la CMR 50, “curata e coccolata” dalle sorelle Minime oblate del Cuore immacolato di Maria. La Freedom Cup, invece, è andata con merito alla squadra All Stars Refugees, formata da profughi e richiedenti asilo ospitati al centro Spallanzani. In totale, in queste settimane di sfida, sono scesi in campo più di 100 giovani, che non si sono fermati neppure davanti al cattivo tempo. Allenamenti sotto l’acqua, doccia di fortuna, e tanta umidità: ma la voglia di giocare, di partecipare, è sempre così grande che a tutto ci si adatta. Un po’ come nella vita, quando si cerca di renderla migliore e si tenta la sorte altrove, nonostante tutto. Proprio come Kone, ventenne arrivato dalla Costa D’Avorio al centro profughi di Brugherio, che si è aggiudicato il premio di miglior giocatore del torneo.
Il suo sorriso e la sua gioia sono forse per tutti il premio migliore di questa undicesima edizione, che ha visto anche la partecipazione di 40 alunni del Cpia Monza, Centro provinciale istruzione adulti, con giovani profughi e/o richiedenti asilo. Anche il Real Monza 2016 ha visto giocare i richiedenti asilo. E ancora in campo anche Mutàr (squadra di giovani profughi africani, ospitati a Brugherio e a Desio, quella del miglior giocatore Kone, ndr). In gara nella Freedom cup, invece, la squadra mista “Dei colori” con giovani italiani e sudamericani di Cederna e Regina Pacis e la “Spallanzani United”, altra formazione del centro monzese. Sì, perché i ragazzi lì ospitati, chiamati a partecipare, alla fine si sono presentati tutti, perché tutti volevano scendere in campo.
«Il Trofeo della Pace – rimarca Carlo Chierico, presidente UPF Monza – è arrivato quest’anno all’undicesima edizione ed il suo crescente successo dimostra che è possibile coniugare il gioco del calcio con valori quali l’amicizia e l’integrazione tra persone di nazionalità e culture diverse ma residenti su uno stesso territorio».
«Vedere tante persone, di tutte le età, presenti sulle tribune del Sada ad incoraggiare con grande partecipazione e tifo positivo tutte le squadre, che peraltro hanno giocato un bel calcio – fa eco Silvano Appiani, Consigliere delegato allo Sport del Comune di Monza– ci riempie di soddisfazione perché va verso il rafforzamento della coesione sociale nella nostra città».
A guardare bene, infatti, mentre in campo si tirano ancora gli ultimi calci, sugli spalti è già festa. Festa anche per le tante realtà coinvolte, dalla Casa delle Culture, con la presenza della consigliera delegata Laura Morasso, al Comitato Brianzolo della UISP, Unione Italiana Sport per Tutti, all’aiuto delle società sportive Juvenilia e Fiammamonza e di altre realtà associative. Basta poco per condividere: basta esserci.
Una immagine racchiude l’edizione 2016: mentre cala il sipario sul torneo, mentre i tanti ragazzi stranieri sono in fila, fieri e sorridenti, per ricevere le loro medaglie, due vispi bimbetti del Centro Mamma Rita colgono l’occasione per appropriarsi del pallone e tirare due calci. Due calci così come viene, senza pretese, ma con gioia. Anche loro protagonisti per un attimo. Perché il Torneo della Pace è così: tutti protagonisti, ma nessuno protagonista più di altri.