Striscione della vergogna sul cavalcavia che domina il tratto tra Bovisio e Varedo della Milano-Meda, direzione Milano. Nonostante le numerose segnalazioni anche grazie al tam tam via internet, il durissimo sfogo di un marito separato e deluso è rimasto per giorni legato alla rete di protezione del primo sovrappasso in territorio varedese che si incrocia facendo la superstrada sotto gli occhi allibiti, scandalizzati, divertiti o increduli di migliaia di pendolari che scendono dalla Brianza e si incanalano in lunghe file sulla Milano-Meda. Per andare al lavoro o a scuola.
In base alla scritta vergata a vernice sul lenzuolo dai toni fortemente sopra le righe, l’autore dovrebbe essere un padre separato intento in una dura fase di tensione nei confronti della consorte o ex consorte o consorte in via di separazione, che trascurerebbe la famiglia per dedicarsi ad altro. Un modo plateale e sicuramente poco sobrio di denunciare presunti comportamenti non corretti.
Ma al di là del folklore, sicuramente lo striscione volgare non è un bell’esempio di decoro lungo un tratto della Milano-Meda che ha già ben altri problemi di accumuli di rifiuti, illuminazione spenta in orario notturno e buche nel fondo stradale. Sicuramente le parolacce scritte su un lenzuolo posto a dieci metri da terra non sono un bel biglietto da visita per una delle arterie più trafficate di tutto l’hinterland. Senza tralasciare i forti rallentamenti di traffico per chi, giunto in prossimità del cavalcavia, rallenta per leggere, farsi una risata o immortalare con una foto tale scempio.