Arriva la primavera anche al Museo d’arte contemporanea di Lissone che sabato, 16 aprile, apre al pubblico quattro nuove mostre. Nel piano interrato del Mac di viale Padania la personale di Paolo Radi, artista romano che porta in Brianza una serie di lavori inediti sotto il titolo “Al Divenire”: «Un vortice oscuro, profondo, si contorce tra le spirali della sua stessa materia costitutiva, imprigionato da una superficie di perspex che lo costringe all’immobilità, impedendogli di emergere alla vista – scrive il curatore Lorenzo Respi -. Al Divenire manifesta la sua condizione di moto apparente e, nello stesso tempo, la sua tensione al “cambiamento di stato” attraverso il rapporto con la luce e lo spazio circostante».
Al piano terra spazio a Marco Saveriano, ventiduenne triestino che presenta “PurpleRain”, come la canzone di Prince: nel suo caso si tratta di un’opera in perenne movimento, quello delle gocce di cera cadute in una vasca d’acqua e mosse da qualsiasi agente esterno, inclusi i passi attorno all’opera. «PurpleRain condensa in sé i tratti salienti della poetica di Saveriano, incentrata sulla relazione tra la casualità e la progettualità afferenti la quotidianità dell’esistenza umana – scrive Silvia Conta, che ha curato la personale, la prima dell’artista in uno spazio pubblico -. Riflette infatti su un duplice rapporto: da un lato, la costante pianificazione che ogni individuo opera durante lo svolgimento di azioni pratiche e in funzione di decisioni – in una prospettiva più ampia – per l’intera vita; dall’altro, tutti quei fattori che determinano la sfasatura degli eventi rispetto all’idea originaria. Le cause che determinano questa discrepanza possono variare da fatti evi-denti, di immediata leggibilità, fino a impulsi inconsci, che condizionano l’individuo a sua insaputa».
Nello stesso piano del Mac anche la pittura di Pierluigi Pusole, con opere sintetizzate sotto il titolo P16: una nuova fase di ricerca, scrive il museo presentando la mostra, in cui «l’artista passa da creatore ad architetto di paesaggi: è come se Pusole cercasse di arginare il campo d’azione dei suoi macrosistemi, quasi a volerne ridurre le variabili e limitarne l’ipertrofia labirintica. Le opere ci appaiono come una sequenza di ritagli su carta, appunti, grafici, particolari di paesaggi che tendono a stratificarsi gli uni sugli altri. Sono “progetti” che prendono forma su un tavolo di lavoro in cui l’artista continua a sperimentare il segreto della vita en della pittura».
Due piani più in alto il Museo diretto da Alberto Zanchetta apre sabato a Michele Lombardelli e Luca Scarabelli, entrambi artisti nati nella seconda metà degli anni Sessanta: cremonese il primo, di Tradate il secondo, con prospettive diverse hanno come minimo comune denominatore le metamorfosi di significante e significato, con ricerche che spesso destrutturano i materiali e ristrutturano la realtà percepita.
Le inaugurazioni sono in programma sabato 16 alle 18.30. Alle 20 proprio Lombardelli e Scarabelli presenteranno anche l’altro loro progetto “Untitled noise”, «performance di suoni e improvvisazioni analogiche/elettroniche dal titolo “Portion of user interface in a sound activity”.