Se le radici vanno cercate bisogna scavare lì, in Villa reale, e affondare la vanga per almeno un secolo: sarà soprattutto un nome quello da tirar su dalla terra. È quello di Guido Marangoni, deputato (e d’accordo), critico d’arte (ben venga), direttore dei Museci civici di Milano (sia pure), ma soprattutto il fondatore in una volta della Biennale delle arte decorativi e dell’Isia di Monza, l’istituto superiore per l’industrie artistiche della reggia.
Da lì, dall’incrocio tra una scuola e una mostra, è nato quello che oggi chiamiamo design, una scheggia che ha attraversato il mondo per il secolo a venire e che ha reso grande l’orbita Mib: non è Man in black, è quella tangente che tocca Milano e Monza e mette insieme invenzione e artigianato, diventata nel tempo l’arte applicata che oggi chiamiamo design. E allora, ecco: “Il design prima del design”, la mostra che dal 12 giugno al 12 settembre occuperà gli spazi del Belvedere della Villa reale per raccontare cos’era, all’origine, il design. Un sogno, un’ostinazione, un’intuizione: quelle di Guido Marangoni, insieme ad Augusto Osimo.
Il progetto rientra nelle iniziative dalla Triennale di Milano che nei mesi scorsi è tornata a organizzare l’esposizione internazionale con un panel infinito di mostre che escono da Milano e arrivano a Monza: c’è il mondo dell’auto (Road to Revolution, al Serrone, organizzata da Quattroruote) e adesso c’è anche la genesi della storia del design italiano. Il tributo della Fondazione milanese è a se stessa e alla città di Monza, dove tutto è nato: Marangoni ha contribuito in maniera fondamentale alla nascita dell’Isia ed è stato l’artefice dell’invenzione della Biennale prima e della Triennale poi.
Deputato dal 1909 al 1921, era nato nel 1872, aveva rivestito anche il ruolo di conservatore del Castello Sforzesco, nei ritratti sembra il Robert de Montesquiou tratteggiato da Marcel Proust nella Recherche e avrebbe tra l’altro fondato una rivista che ha fatto la storia del settore, nel mondo: Casabella. Negli spazi di monza aveva immaginato di creare una mostra biennale delle arti decorative. E lo ha fatto. Ne sarebbero state fatte quattro prima del trasferimento a Milano: nel 1923, nel 1925 e nel 1927, poi con un anno di ritardo nel 1930 (sempre tra maggio e l’autunno), prima del trasferimento.
LEGGI anche la mostra di Quattroruote al Serrone
La mostra monzese si concentra sulle prime tre edizioni ricostruendo gli anni in cui il fenomeno design ha preso corpo in città prima di raggiungere la platea internazionale (e prima ancora di chiamarsi design, come spiega il titolo). “Una vicenda appassionante quella delle biennali monzesi – scrive la Triennale – cominciata durante la prima guerra mondiale, nel dicembre 1917, e che s’intreccia con quella del Consorzio autonomo Milano-Monza-Umanitaria, sorto sempre per iniziativa di Marangoni e che finanziò l’attività espositiva e la connessa Università delle arti decorative”.
La mostra allestita da Lorenzo Damiani è stata curata da Renato Besana. In mostra, da lunedì testi, fotografie d’epoca, documenti opere di Marangoni e una selezione delle opere dei maestri che «immergono il visitatore nelle atmosfere delle Biennali monzesi». La traccia è definita dall’Enciclopedia delle moderne arti decorative italiane pubblicata dallo stesso critico tra il 1925 e il 1928, in particolare i volumi dedicati a ferro battuto, oreficeria, ceramica e vetro, stoffe d’arte. «L’ambizione – scrive la Triennale a proposito della mostra e della Villa reale – è che il pubblico di oggi ritrovi lo stupore e la meraviglia che affascinò i visitatori di un tempo ormai remoto, quasi che le loro ombre ancora aleggino fra queste mura».
Il design prima del design
Guido Marangoni e le Biennali di Monza 1923-1927
A cura di Renato Besana
Progetto di allestimento di Lorenzo Damiani
Belvedere della Villa Reale di Monza
12 giugno – 11 settembre 2016
Inaugurazione: 12 giugno 2016, ore 11.30
Orari: mar-dom 10.00 – 19.00 | ven 10.00 – 22.00
La biglietteria chiude un’ora prima