Nel breve dizionario del Dialetto monzese e Brianzolo di Felice Camesasca (Vittone editore) non poteva naturalmente mancare “bilòtt “, termine quasi esclusivamente monzese, anche se i milanesi talvolta dicono “bilòtt de Munscia”. «Il termine –spiega Camesasca- pare derivi dal nome del generale francese Jean-Baptiste Billot, comandante la piazza di Monza durante la dominazione napoleonica, noto per i suoi proclami inutili che i monzesi hanno iniziato a definire con il termine di “Bilottate”.
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Qualche esempio? «È arrivato a prescrivere – prosegue Camesasca- che per lavare i panni si usasse acqua e sapone». La fama del generale francese è arrivata anche in Franciacorta, dove – come indica il nome – il dominio è stato breve. «Anche lì – spiega il cultore del brianzolo – ho sentito più volte usare il termine “Bilòtt” con la stessa accezione».
Tra i progetti di Billot che più destarono scalpore tra i monzesi c’era il progetto di far realizzare una via di collegamento tra la Villa reale e il castello di Versailles, forse per non essere da meno degli austriaci che avevano edificato la reggia sull’asse Milano-Vienna.
«Di questo progetto però non vi è certezza- puntualizza Camesasca- ed è anche possibile che sia un’invenzione dei monzesi per screditare ancora di più il generale».
Nonostante tutto però i monzesi sembrano affezionati alla storia di questo generale e a questo modo di dare dello stupido a qualcuno. C’è anche chi ha giocato ad “inglesizzare” l’appellativo come Enrico Farina, produttore di moto che ha battezzato il suo ultimo modello “Bylot”e ha scelto proprio il parco per presentarla lo scorso anno.
“Billòt” era infatti il termine con cui gli amici avevano accolto la sua decisione di voler produrre in proprio dei concentrati di alta tecnologia su due ruote. Nella lunga carriera militare e politica Jean Baptist Billot ha ricoperto anche l’incarico di ministro della guerra per tre gabinetti successivi, incluso il periodo del celebre Affaire Dreyfuss, il caso del l’ufficiale militare accusato di tradimento e poi degradato che ha calamitato per un decennio la Francia nell’ultimo scorcio dell’Ottocento: un caso complesso che assorbiva in realtà un generale antisemitismo diffuso – Dreyfuss era alsaziano e di origine ebraica – e le tensioni sulla perdita di Alsazia e Lorena.
Émile Zola nel suo “J’accuse” pubblicato sull’Aurore nel 1897 prese di mira anche Billot, accusandolo di avere nascosto le prove che avrebbero scagionato il militare dalle accuse.