Troppo facile dire che ha vissuto una favola. E allora meglio farlo spiegare a lei: «Com’è stato Modena Park? Dal 1989 ho pensato che il concerto dei Pink Floyd nel parco fosse stato il più bello della mia vita. Quello di sabato sera è stato altrettanto pazzesco perché c’ero io sul palco: ne sono stata spettatrice e artefice».
Lei è Clara Moroni, monzese d’adozione, vocalist, autrice e produttrice con l’etichetta Dmi (fondata nel ’94). E poi è la “corista storica” di Vasco Rossi, che si esibisce a fianco del Komandante in pianta stabile fin dal 1996 e che come capita solo nelle grandi famiglie si è guadagnata un soprannome tutto suo: è la Ferrari del rock, che in tre quarti di mondo è sinonimo di fuoriserie. Ed è anche, per inciso, l’unica donna della band. Questa potenza del palcoscenico solo dopo tre giorni dalla fine del concerto dei record sta cominciando a rimettersi in equilibrio, «a ritrovare una certa normalità». Perché quel concerto «è stato come volare – racconta – l’ho scritto su facebook e ho già avuto modo di dirlo: dopo una cosa così, si dovrebbe morire o venire lanciati nello spazio».
Modena Park è stata la celebrazione dei 40 anni di carriera del rocker di Zocca, è stato l’evento con il maggior numero – 220mila – di spettatori paganti (oltre al tutto esaurito in più di 190 cinema in cui è stato trasmesso integralmente e al 36 per cento di share della diretta-non-integrale di Rai 1), è stata una festa conclusa in un tripudio di fuochi d’artificio. Bum.
«Ci sono le canzoni da sempre più amate come Liberi Liberi, Vivere una favola o Sally che mi hanno regalato una grande emozione – ricorda al telefono – Ma non dimenticherò mai quella sensazione su Albachiara, la chiusura, quando abbiamo alzato la testa e ci siamo trovati in quello spettacolo di fuochi. Non immaginavamo, lì abbiamo percepito la grandezza dell’evento, è stato un finale da togliere il fiato».
Com’è stato arrivare all’1 luglio? «Molto faticoso. Abbiamo lavorato tantissimo, anche in condizioni difficili di caldo o pioggia, e siamo arrivati alla fine piuttosto provati. Poi una volta su quel palcoscenico grande come l’Auchan di Cinisello è arrivata la botta di adrenalina e il concerto è volato via in un lampo. È stato stupendo».
Accanto a lei, munita di pass completo di fotografia, c’è stata la cagnolina Frida che è anche la compagna di sgambate al parco della Clara Moroni in versione monzese. Trasferita con la famiglia dopo essere nata e cresciuta a Milano, ha imparato ad apprezzare la città «tanto che ora non tornerei più indietro, anche se all’inizio non avevo accolto bene la decisione dei miei genitori».
E che effetto fa stare in una città che è tornata nei circuiti internazionali della musica? «Salire su un palco a Monza sarebbe stupendo, anche se non credo possa succedere con Vasco. Non l’ho mai fatto, non ancora, e non so come potrebbe essere. Ma non sono sicura che mi piacerebbe farlo nel parco che ha una fragilità e una struttura diverse da quello, per esempio, di Modena. Non so, la penso così: sono una adoratrice del parco di Monza».
Archiviato Modena Park, prima di altri Live Kom («ma ancora non si sa niente», avverte), che succede? «Sto lavorando con calma ai miei nuovi pezzi e uscirà qualcosa di nuovo in autunno o con l’anno nuovo. Intanto continuo con la mia etichetta che lavora tanto sul mercato estero e nelle serate come guest. Insomma, sono impegnata con la musica a 360 gradi».
L’ultima parola è per Monza e per Frida e per i suoi amici: «Da tempo nel quartiere c’è l’impegno per chiedere la creazione di un’area cani nel giardino di via Biancamano, che sarebbe un luogo ideale più delle aree già esistenti e che comunque avrebbero bisogno di essere sistemate». È l’appello della Ferrari del rock (con Frida al suo fianco).