All’inizio c’era un ritratto: 33 centimetri per 23, gesso e inchiostro su pergamena. Sembrava venuto dal nulla, ma aveva invece una lunga storia da raccontare. Una giovane donna dall’aspetto delicato, ritratta di profilo, ha i capelli elegantemente acconciati e raccolti indietro in una reticella dalla quale fuoriesce il “coazzone”, una coda legata stretta. È la “Bella principessa di Leonardo” che sarà in mostra da mercoledì 20 maggio -giorno dell’inaugurazione – fino a fine settembre negli appartamenti di Umberto e Margherita in Villa reale a Monza (ingresso 13 euro, vai al sito ufficiale).
La mostra, a cura di Scripta Maneant è uno dei padiglioni dell’arte promossi da Vittorio Sgarbi e vede tra gli autori Martin Kemp, Mina Gregori, Cristina Geddo, Elisabetta Gnignera, esperti leonardeschi con un ruolo chiave nella ricostruzione della storia del ritratto e della sua attribuzione.
Il mondo conosce l’opera solo nel 1998 in occasione di un’asta di Christie’s a New York: viene ceduta dalla vedova dell’antiquario fiorentino Giannino Marchig a un collezionista canadese per 21.850 dollari (oggi ne vale 106 milioni).
Il collezionista però ha visto lungo. È convinto che si tratti di un ritratto di Leonardo da Vinci, si rivolge ai massimi esperti, finanzia indagini scientifiche. Determinante il ritrovamento di un’impronta digitale, rilevata con una fotocamera multi spettrale. Si trova in alto a sinistra ed è stata confrontata con altre conosciute di Leonardo: l’artista infatti usava sfumare le sue opere con i polpastrelli, per raggiungere quel tipico effetto di luce soffusa e colori morbidamente amalgamati in cui era impossibile scovare un segno di pennellata. Anche l’esame al radiocarbonio ha confermato un’antichità della pergamena compatibile con la produzione di Leonardo. L’esame ai raggi infrarossi, infine, ha evidenziato una serie di pentimenti e di similitudini con la “Testa di donna di profilo” di Leonardo nella Royal Library del Castello di Windsor.
Nel settembre 2011 Martin Kemp e Pascal Cotte, basandosi sull’analisi dei fori di legatura, hanno identificato il codice da cui il foglio sarebbe stato strappato: si tratta di una copia di un incunabolo stampato a Milano presso Antonio Zarotto nel 1490, la Sforziada di Giovanni Simonetta, conservata a Varsavia presso la biblioteca nazionale polacca. Il volume reca un frontespizio miniato opera di Giovanni Pietro Birago contenente allusioni alle nozze del suo probabile possessore, Galeazzo Sanseverino, con Bianca Sforza. Sequestrato durante il sacco di Milano del 1499, l’esemplare sarebbe passato nelle collezioni reali francesi per poi essere donato da Francesco I di Francia a Sigismondo I di Polonia in occasione delle sue nozze con Bona Sforza, nel 1518.
La scoperta è un ulteriore tassello e aiuta a comprendere l’identità della giovane. Martin Kemp, professore emerito di storia dell’arte a Oxford, tra i massimi esperti di Leonardo, l’ha ribattezzata “La bella principessa”. Si tratta con tutta probabilità di Bianca Sforza figlia di (1482-1496), figlia di Ludovico il Moro e Bernardina de Corradis, andata in sposa a Gian Galeazzo Sanseverino, nel gennaio 1496 e morta nel novembre dello stesso anno.