Lei è Simonetta, la nipote del compositore, di Giacomo ed Elvira, la coppia in fuga dalla Toscana per trovare riparo a Monza, in corso Milano, un edificio appena sopra la stazione che nelle ultime settimane ha visto le impalcature – che per tanto tempo l’hanno nascosto – sparire. E allora eccola la lapide che ricorda come in quella casa abbia vissuto uno dei più geniali compositori italiani, pop ante litteram, popolare e colto, nelle orecchie di tutti – anche quelli di chi non hanno idea di chi fosse.
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Era Giacomo Puccini, autore della Bohème, della Tosca, di Madame Butterfly e di una quantità di opere e arie che sono nell’immaginario comune molto di più di quanto non si pensi. A Monza è nato Antonio, unico figlio di Giacomo ed Elvira, in quei due anni che il compositore di Lucca ha vissuto in città: 1886, esattamente 130 anni fa, e 1887. Sono ancora gli anni degli esordi, quelli in cui nasce l’opera Edgar ma ne i quali gli spartiti dei capolavori sono ancora tutti nella testa del musicista. Antonio avrebbe poi avuto una figlia, Simonetta: è lei oggi ha incarnare il presidio culturale sull’opera di suo nonno. È lei a mantenere in vita, con la fondazione che porta il suo nome, l’opera di nonno Giacomo e la casa museo di Torre del lago. Vive tra la Toscana e Lombardia e allora è stato un attimo, nelle scorse settimane, arrivare in corso Milano, quasi davanti alla piazza della stazione ferroviaria, per andare a riscoprire quella lapide che per tanti anni è rimasta coperta dalle impalcature.
Non lo è più: da qualche settimana, mentre i lavori procedono all’interno, l’edificio che ha ospitato Giacomo Puccini a Monza è tornato a mostrare il suo rinnovato aspetto e lei, la nipote del compositore, ha deciso di visitare quella casa in cui è nata una porta di lei. «La casa dove è nato mio padre” dice al telefono, in una città che “è cambiata tanto ed è cambiata in meglio: mi ha fatto piacere ritrovarla così, più bella e più vivibile, è stato fatto un ottimo lavoro».