Non c’è monzese che non sappia chi sia Mosè Bianchi e sono pochi a non sapere cosa e quanto abbia rappresentato per la pittura lombarda al vespro dell’Ottocento. C’è persino chi , passando da via Carlo Alberto, alza lo sguardo o la mano per un saluto a quella statua che inquadra la piazza di San Pietro Martire.
Ora anche Milano omaggia il maestro monzese e lo fa con una mostra alla Gam Manzoni – “La Milano scomparsa” – che ripercorre il racconto milanese dell’artista monzese. Fino al 26 giugno (inaugurazione il 18 marzo), lo spazio di via Manzoni 45 accoglie trenta opere che inquadrano il capoluogo visto attraverso la tavolozza del pittore. La prima monografica milanese dopo i tributi novecenteschi della sua città natale, nel 1924, nel 1954 e nel 1987 – ed è molto, si intuisce, che Monza non celebra il suo artista più noto, nonostante tutto.
«Le sue opere arricchiscono le raccolte dei principali musei milanesi come la Galleria d’Arte Moderna, la Pinacoteca di Brera, la Pinacoteca Ambrosiana e le Gallerie d’Italia – si legge nella presentazione – e sono la testimonianza del vivido interesse collezionistico nei suoi confronti che affonda le proprie radici nella borghesia di fine Ottocento».
I curatori Enzo Savoia e Francesco Luigi Maspes hanno scelto le opere selezionandone molte di collezioni private e privilegiando quelle eseguite a Milano tra il 1865 e il 1895.
«Il nucleo centrale è dedicato alle vedute della Milano dell’epoca con opere come Uscita dalla chiesa, Milano di notte, La darsena di Porta Ticinese, Le colonne di San Lorenzo, Il Carrobbio». Poi i quadri di genere come Il maestro di scuola, Saltimbanchi, La dama del pappagallo, Maternità, La pittrice, a tema storico/allegorico (Studio per la Guerra) e vedute di Venezia e di Chioggia (Marina a Chioggia, Il Molo a Chioggia).
Per la mostra anche un catalogo di Gam Manzoni con saggio introduttivo di Nicoletta Colombo e un testo di Elisabetta Staudacher (responsabile dell’archivio della Permanente) «sui rapporti tra il pittore e le realtà culturali cittadine, portando alla luce documenti inediti relativi alla sua partecipazione nelle principali esposizioni».
L’ultimo tributo monzese a Mosè Bianchi è arrivato un anno fa con l’inaugurazione dei rinati Musei civici di via Teodolinda: lì hanno trovato posto diverse opere dell’artista, incluso un autoritratto e i cartoni preparatori degli affreschi per i Savoia realizzati nella saletta reale della stazione. Sono passati 112 anni dalla sua morte: era nato nel 1840 e aveva studiato a Brera con Schmidt, Bisi, Zimmermann, Sogni e Bertini.
La mostra è aperta in vai Manzoni 45 fino al 26 giugno. sarà visitabile da martedì alla domenica (10-13 e 15-19, ultimo accesso 18.30) con aperture straordinarie il 27 e 28 marzo, il 25 aprile, il primo maggio e il 2 giugno. Ingresso a 6 euro.