Gioia e anche un po’ rivoluzione (visto che qualche giorno fa Milano ha intitolato una via a Demetrio Stratos). E poi festa, musica, voglia di ballare e di pogare. Caldo e sudore. Tanti sorrisi: dei fans, di padri con i figli, di famiglie. E anche di genitori che, alla fine, si sono assiepati sulle porte del parco, lungo i viali o appena fuori con lo sguardo lungo per riconoscere e farsi riconoscere.
La prima giornata degli IDays all’autodromo nel parco di Monza si è chiusa sotto la pioggia di coriandoli sparata dai Green Day e un po’ di pioggia vera, caduta proprio sulle ultime note del concerto.
Gioia perché loro, i Green Day, non si sono risparmiati per i 30mila annunciati. Puntuali sul palco, poco dopo le nove e dopo l’intro firmata Queen e Ramones, due ore e mezza di spettacolo praticamente senza interruzioni se non per i bis. Energia allo stato puro da parte di Billie Joe Armstrong, Tre Cool e Mike Dirnt dopo l’apertura del tour europeo a Lucca. “Siamo ancora vivi” ha ripetuto in italiano e più volte il cantante che ha richiamato tutti alla realtà posando per un attimo i telefoni e i social: “Don’t miss this moment. Vivete davvero, la vita è troppo breve”. E l’hanno dimostrato correndo dall’ultimo album Revolution Radio ai grandi classici: Basket case e When I come around del 1994, le hit da American idiot, fino a Time of your life del 97 per salutare e accolta dal boato. Hanno ringraziato più volte, portando sul palco anche un tricolore: d’altra parte dal ’94 anno del concerto al Bloom di Mezzago a oggi non sono mancate le occasioni per ascoltarli da queste parti (anche a gennaio). Ed erano attesi proprio agli IDays del 2012 a Bologna quando a causa di un malore di Armstrong (finito in ospedale) furono costretti ad annullare.
Hanno interpretato un lungo medley rock con Shout-(I can’t get no) Satisfaction-Hey Jude perché “da quando ero piccolo ho questa idea che il rock’n’roll può cambiare il mondo” ha detto Armstrong. E non hanno tralasciato di sottolineare le loro battaglie: “no razzismo, no sessismo, no omofobia” ha urlato. “E no Donald Trump”. E poi la canzone dedicata a chi si sente diverso e l’interazione col pubblico: in tre dalla transenna sono stati chiamati sul palco. E il più giovane, Sebastian, ne è sceso -incredulo- con la chitarra di Armstrong al collo.
Prima dei Green Day il ritorno in Italia altrettanto energico e apprezzato dei Rancid, freschi di nuovo disco, i Tre allegri ragazzi morti e Shandon. Dall’altra parte del prato l’altro palco, quello del Brianza Rock Festival, dedicato alle band emergenti, e anche lo spazio del Brianza Book Festival.
L’organizzazione, già testata con Ligabue, degli ingressi divisi per colori e percorsi ha retto ai controlli imposti dalle misure di sicurezza rinforzate e anche all’uscita, anche se la prova del nove sono i Radiohead venerdì (60mila annunciati) e il weekend.
Anche il pubblico però deve fare la sua parte: se ci sono persone che distribuiscono i sacchi della spazzatura è perché bottigliette e bicchieri di birra non devono essere lasciati sul prato. Tantomeno i mozziconi di sigaretta. E anche i sacchetti stessi non dovrebbero essere abbandonati in giro vuoti.
Nota a margine per le presenze sulla strada verso il concerto: i bagarini onnipresenti e i venditori di bevande. Se i bagarini sembrano aver perso del lavoro grazie al sistema di vendita online, tra gli abusivi delle bottiglie d’acqua si è vista anche qualche bottiglia in vetro. Vietata da ordinanze a Monza e Comuni limitrofi. Basta non comprarle.