Uno si chiama Mike. L’altro Sulley. Sono studenti e hanno un sogno: terrorizzare i bambini. Anzi, vogliono essere i migliori. E allora devono studiare. Ah, sì: uno è verde, sembra una palla, ha un occhio solo. L’altro è enorme, peloso, ha le corna aguzze. Ma c’è di più. Piacciono a tutti. E sono un successo planetario annunciato con un’anima (informatica) monzese: Guido Quaroni, responsabile dell’intero reparto ricerca e sviluppo di Pixar, la casa di animazione statunitense. Tornata nelle sale cinematografiche Usa con “Monsters University” (prequel di Monsters&co) il 21 giugno e pronta a farlo in Italia il 21 agosto (con anteprima anche in Brianza il 13 agosto).
Se un segreto c’è, dice Quaroni, per trasformare in oro ogni idea, è molto semplice: la collaborazione tra persone «che portano diverse sensibilità, tecnica o artistica, verso un obiettivo comune: realizzare il miglior film possibile». Sembra facile, no? Là, in California, funziona così. A Emeryville (San Francisco), dove si trovano gli studi Pixar, «la vera forza è aver capito che solo con la collaborazione tra persone con diverse capacità e cultura si posso ottenere risultati di un certo rilievo».
Guido Quaroni è partito da Monza nel 1997 per entrare nel più grande studio di animazione del mondo. La Pixar, appunto. Significa Toy Story, Monsters&co, Brave, Alla ricerca di Nemo, Cars e tutti gli altri. Lui ora è responsabile dell’intero reparto di ricerca e sviluppo: creano i software per produrre i film. La macchina dei burattinai dei cartoon. O, per essere precisi, il vertice di «un gruppo di cento programmatori e ricercatori che si occupano di sviluppare internamente tutto il software usato».
Se si rimane incantati davanti alle immagini, è merito suo (e degli altri cento). Per incontrare di nuovo Mike Wazowski e James P. Sullivan sono serviti dodici anni, il tempo che Pixar ha impiegato per portare la storia indietro nel tempo: quando erano ancora al college, e studiavano da mostri. Cos’è cambiato? «Dodici anni sono un periodo enorme per il modo dell’animazione computerizzata. Fondamentalmente sono cambiate tre cose. Gli animatori sono molto più esperti e sofisticati. Parecchi animatori su Monsters Inc. (il titolo originale di Monsters&co, ndr) erano alle prime armi e lavoravano a fianco di animatori più esperti che avevano già lavorato a Toy Story 1 e 2. Oggi gli animatori hanno anni di esperienza alle spalle e i risultati si vedono. Come secondo punto si deve tener conto che l’animazione di oggi è fortemente assistita dalla simulazione per ottenere risultati molto realistici e per accelerare il lavoro di animazione. Infine la potenza di calcolo è nettamente superiore quindi si possono attivare molti più controlli (muscoli) di animazione senza che i tempi di calcolo rendano il lavoro dell’animatore troppo lento».
Sono serviti quattro anni per mandare Monsters University nelle sale: uno per disegnare la storia, poi la creazione dei personaggi, quindi le scenografie (e sono due anni), poi diciotto mesi di animazione vera e propria luci comprese, un fattore fondamentale.
E quello che al cinema sarà il punto più avanzato del mondo dell’animazione, avrà in realtà qualche anno di vita. Almeno un paio. Quindi il viaggio nel tempo di Pixar nel frattempo è già più avanti. Dove? «Per il pubblico si continua ad aumentare il dettaglio e la qualità dei movimenti e questo sarà per ancora qualche anno quello che gli spettatori vedranno al cinema. Per noi oltre a questi obiettivi, un grosso traguardo è quello di ridurre i tempi di lavorazione richiesta da ogni film, specie per la parte tecnica, sia come tempi che come personale senza comprometterne la qualità sia narrativa che visiva. Nel campo tecnico stiamo sperimentando tecnologie che consentono di avere interazioni in tempo reale sia per l’animazione che per il posizionamento delle luci sfruttando al meglio le più recenti innovazioni hardware dei nostri computer».
Quello che si vedrà nei prossimi tre film, nel maggio 2014 “The good dinosaur” («una simpatica storia che cerca di immaginare un mondo dove i dinosauri non si sono estinti»), poi nel 2015 “Inside Out” («un possibile mondo creato all’interno della mente umana»), quindi “Finding Dory”, sequel di “Finding Nemo” (Alla ricerca di Nemo) e «un film ancora senza titolo che si sviluppa attorno alla festa messicana del giorno dei morti. Insomma ne abbiamo un po’ per tutti i gusti». Intanto Monsters University («il mio personaggio preferito è Mike, come nel primo film») e la voglia di godersi un lavoro speciale: «Mi diverto ancora molto, magari con un pochino più di stress viste le responsabilità, ma con tante belle soddisfazioni».
Compresa una famiglia cresciuta: la moglie che ha scelto la strada degli Stati uniti con lui dall’Italia e i tre figli nati al di là dell’oceano. E non sanno resistere ai sapori del loro dna. «Ormai con tre bambini quando in casa ci sono prelibatezze italiane, non arrivano a sera. I biscotti finiscono dopo pochi minuti. E a volte mi tocca nasconderli il mattino presto prima della colazione».