Cesano Maderno: Comewell Puplampu in finale a Master of photography

Origini britanniche, cresciuto tra Desio, Carate e Cesano, studi a Giussano: Comewell Puplampu è partito da lì ed è arrivato fino alla finalissima di Master of photography su Sky.
Comewell Puplampu in trasmissione
Comewell Puplampu in trasmissione

Dietro l’obiettivo ha trovato se stesso. E se l’irrinunciabile desiderio di scattare è nato con le sembianze di uno «sfogo emotivo», l’urgenza creativa sviluppata su carta fotografica si è trasformata nel biglietto di imbarco per il suo futuro: Comewell Puplampu è approdato alla finale di “Master of photography”, talent show di caratura europea dove 12 concorrenti hanno fatto i conti con i giudici Oliviero Toscani, Darcy Padilla e Caroline Hunter. L’ultima puntata del format targato Sky, con ospite Steve McCurry, è andata in onda giovedì 20 luglio e ha visto il trionfo di Gillian Allard.

Il 21enne, origini britanniche e storia brianzola (ha vissuto a Desio e a Carate Brianza, oggi risiede a Cesano Maderno e ha studiato al liceo Modigliani di Giussano), si è candidato alle selezioni «a insaputa dei miei e senza minimamente immaginarmi che mi avrebbero preso». Invece un mese dopo è arrivata la chiamata, poi i colloqui e infine le riprese, da gennaio a marzo tra gli studi romani e le missioni fotografiche in giro per l’Europa (e non solo: ha chiuso documentando la vita dei Berberi del Marocco). «L’esperienza è stata bellissima, i concorrenti una famiglia – racconta -. Come ha detto un’amica fotografa, è stata una giostra di emozioni in cui si sono mescolate gioia, pianti, ansie e soddisfazioni». Fino a configurarsi come «un’esperienza che mi ha fortificato, dal punto di vista fotografico e umano».

Tornato alla normalità, Comewell è ora «sempre più convinto che voglio essere un fotografo». Nell’intersezione tra le aule dello Ied di Milano (dove studia fashion styling dopo essersi aggiudicato una borsa di studio) e la spinta dei suoi primi scatti (il portfolio con cui si è candidato al programma era un progetto sull’infanzia perduta, con un carattere ritrattista e concettuale), «vorrei essere un fotografo di moda, unendo allo stile proprio di questo settore le peculiarità della fotografia concettuale – racconta -. Vorrei che gli scatti parlassero di una storia». Ma anche «documentarmi, aprendomi un mondo di ispirazioni. E continuare a sviluppare il progetto sull’infanzia» che è forse ciò che più intimamente lo mette in contatto con la scintilla della sua passione.

Perché «da adolescente, in un momento difficile della mia vita, ho iniziato a fotografare: immediatamente è stato il veicolo dei miei sentimenti». E non ha potuto più fare a meno. A costo di indirizzare qui i suoi studi – a insaputa della famiglia che lo vedeva architetto – ma ottenendo da autodidatta il grosso del proprio bagaglio di conoscenze. Fino a trovarsi nella rosa dei più talentuosi fotografi europei.