Domenica allo stadio, a Novara, a vedere il Monza, c’era anche Piero Montaquila, rappresentante dell’ultima cordata, in ordine di tempo, interessata all’acquisizione della società di via Ragazzi del ’99. Nel post partita ha voluto vedere staff e squadra per rasserenare tutti sulla bontà del progetto. «Anche se non avevo alcun titolo per incontrarli, ho voluto lo stesso mandare un segnale positivo a dei ragazzi che hanno vissuto negli ultimi mesi una situazione difficile», ha detto a poche ore dall’incontro.
«La nostra è una corsa contro il tempo, per venerdì si svincoleranno molti ragazzi e in serata c’è la partita con il Renate, ma ce la stiamo mettendo tutta lavorando giorno e notte».
Ma chi rappresenta Montaquila? «Una cordata di imprenditori, ma non gli stessi con i quali abbiamo lavorato all’acquisizione del Bologna quest’estate. Di quel tentativo, che tengo a ricordare come sia fallito solo per le resistenze di Albano Guaraldi, sono l’unico reduce. Posso dire che siamo seri e molto interessati, ma non posso fare nomi. Cosa ci interessa? Crediamo nella piazza, nella società, nel seguito che ha il Monza e siamo impressionati dalla storia e del blasone che rappresentano questi colori».
Una storia da onorare con serietà. «Conosco la realtà Monza, ho lavorato con il direttore sportivo Gianni Califano in passato e ho portato qualche ragazzo nel settore giovanile, ma non sapevo navigasse in così cattive acque. Quando ho visto il servizio in televisione, giovedì, mi sono subito messo al lavoro. Ho ricevuto un bilancio di massima con conti e debiti che ho girato al gruppo e al possibile investitore di riferimento. Valutato il tutto, ha deciso che è possibile intervenire e nella notte di venerdì abbiamo preparato una bozza d’accordo da sottoporre alla nuova proprietà monzese».
La macchina è in moto dunque, gli avvocati sono in contatto e stanno preparando i documenti necessari per il passaggio di consegne. Ma, e purtroppo c’è sempre un ma, bisogna fare i conti con le pretese di Dennis Bingham, colui che solo un mese fa aveva rilevato il Monza da Anthony Armstrong Emery.
Bingham potrebbe infatti chiedere una buonuscita e non è detto che, con tutti i debiti da accollarsi, la parte interessata all’acquisto sia disposta a cedere sulle pretese dell’imprenditore irlandese venuto dall’Oman. «È ovvio che in una trattativa deve esserci il benestare di entrambe le parti, ma per ora non abbiamo avuto richieste particolari da lui; al momento abbiamo parlato solo con l’avvocato. Ma nel caso volesse una buonuscita (che pure potremmo pensare di accordare) dovrà aspettare che siano saldati gli stipendi dei dipendenti».
Debiti, appunto, il primo muro che si incontra e al Monza ce ne sono tanti, quasi tre milioni di euro e pure un’istanza di fallimento presentata dai dipendenti, oltre alla messa in mora dei giocatori e l’ormai più che probabile svincolo del 16 gennaio.
«Ai calciatori dico che saranno i primi ad essere informati di quanto sta succedendo. Se mercoledì sera avremo la certezza dell’appuntamento dal notaio, a fine allenamento ne saranno informati. Se la trattativa avrà esito positivo, i primi a prendere i soldi saranno loro. Bingham deve capire che accollarsi i debiti, creati, credo, prima della sua gestione, non è un impegno da poco».
I tempi stringono, ma per mercoledì sera le parti dovrebbero giungere ad un punto di arrivo. Se l’accordo dovesse avere esito positivo già nella giornata successiva ci sarà l’incontro dal notaio per la cessione delle quote. A quel punto sarebbe tutto in mano alla cordata capeggiata da Montaquila, una cordata pronta a mettere subito in chiaro i progetti.
«In caso di successo nell’acquisizione, venerdì mattina convocheremo subito una conferenza stampa e venerdì sera saremo allo stadio per la partita con il Renate. Vogliamo presentare a tutti un progetto che possa essere sviluppato nel tempo, con programmazione e serietà. Sicuramente ne faranno parte persone che masticano calcio da anni, con competenze, conoscenze e capacità di fare calcio». Sarà la volta buona?