Dall’Inter di Herrera al Seregno Addio a Giorgio Della Giovanna

Il match casalingo di domani (ore 15) contro il Legnago, il primo con David Sassarini in panchina, costituirà per i tifosi del Seregno l’opportunità per tributare il giusto saluto a Giorgio Della Giovanna, l’ex difensore o centrocampista che vestì la maglia azzurra negli anni Settanta, spentosi giovedì scorso all’età di 72 anni.

Il match casalingo di domani (ore 15) contro il Legnago, il primo con David Sassarini in panchina, costituirà per i tifosi del Seregno l’opportunità per tributare il giusto saluto a Giorgio Della Giovanna, l’ex difensore o centrocampista che vestì la maglia azzurra negli anni Settanta, spentosi giovedì scorso all’età di 72 anni.

Nato a Milano il 10 luglio 1941, prodotto del settore giovanile dell’Inter, i cui dirigenti lo scoprirono nella Vercellese, società della zona occidentale del capoluogo meneghino, Della Giovanna debuttò in serie A nella stagione 1961-’62, ma ben presto vide le sue ambizioni scontrarsi con il valore assoluto di campioni come Tarcisio Burgnich ed Aristide Guarnieri, che fecero la fortuna del mago Helenio Herrera e di fatto gli impedirono di giocare con continuità ed affermarsi. Dopo un biennio caratterizzato da 9 presenze ed 1 gol, nonché dalla conquista dello scudetto nella stagione 1962-’63, Della Giovanni si trasferì così in prestito prima al Brescia e poi al Potenza, sempre in serie B, disputando nel primo caso 22 gare, condite da una rete, e nel secondo 38.

Tornato in seguito a Milano, vi rimase per altri due anni, scendendo però in campo una sola volta in campionato, in Inter-Messina 3-1 del 7 ottobre 1964, presenza che tuttavia fu sufficiente per consentirgli di fregiarsi del secondo titolo tricolore della sua carriera. Le vittorie della Coppa dei Campioni e della Coppa Intercontinentale di quell’anno, dello scudetto e della Coppa Intercontinentale della stagione successiva lo videro invece semplice spettatore. Nel 1966 si staccò definitivamente dalla casa madre nerazzurra per traslocare a Varese, dove rimase fino al 1972: la sua esperienza in biancorosso fu caratterizzata da 188 presenze tra serie A e serie B ed 1 marcatura.

Nell’estate del 1972, fu ingaggiato dal presidente del Seregno Paolo Barzaghi, a caccia di elementi che consentissero alla sua squadra di ben figurare nel torneo di serie C a girone unico, in vista soprattutto dell’imminente appuntamento con il sessantesimo societario, festeggiato l’anno dopo. La sua permanenza in Brianza si protrasse per un triennio, periodo in cui il duttile atleta milanese seppe impressionare tutti, tenendo a battesimo tra l’altro un talento come Filippo Citterio, che di lì a poco si meritò la stima generale sui campi della massima serie con Lazio, Napoli e Cremonese, e dando un contributo notevole alla parabola di Stefano Angeleri, tecnico alessandrino di origine e bergamasco di adozione, che nel 1974-’75 condusse i suoi al quarto posto finale, dopo aver conteso a lungo la prima piazza al Piacenza. Per tutto questo, il pubblico seregnese non lo ha mai dimenticato.