Facile dire che è stato un gran concerto: 3 ore e mezza di spettacolo senza sosta, trentaquattro canzoni in scaletta, uno stadio pieno e contento e danzante. Difficile è trasmettere la sensazione di magia che ognuno si porta a casa dopo un concerto di Bruce Springsteen a San Siro, che con quello del 3 giugno sono stati cinque. Ci riesce il sorriso che tutti hanno stampato in faccia all’uscita dallo stadio di Milano, ci riescono in parte le fotografie e i commenti scambiati al volo via sms o sui social. Ci è riuscita in pieno la coreografia studiata dagli irriducibili fan del Boss, capaci di emozionare non solo lo stadio ma anche gli stessi musicisti: “Our love is real”, hanno fatto comparire magicamente sull’intera tribuna in fronte al palco (coinvolgendo primo, secondo e terzo anello e affidandosi solo alle istruzioni lasciate sul volantino lasciato sui sedili). È una citazione di “Born to run” ed è stata una dichiarazione d’amore sincera. E ricambiata.
La prima volta di Springsteen e della E-Street Band a San Siro era stata nel giugno 1985 per il tour di “Born in the USA”. Era l’album nuovo (uscito nell’84), il settimo, e sarebbe stato uno dei loro più grandi successi commerciali. Lunedì sera l’hanno risuonato tutto, traccia dopo traccia, in un salto nel tempo di ventotto anni. Per chi nell’85 c’era e per chi era troppo piccolo. O non era ancora nato.
Ha suonato in tanti posti, ma “this place, San Siro, Milano, is in my heart… Italian people are in my heart” ha detto Springsteen. Chi c’era, lo sa.
(foto dal gruppo facebook Bruce Springsteen – E Street Band Tour italiani)