È arrivata mercoledì sera e si è già guadagnata una petizione perché venga modificata. È la conferma della effettiva lettura dei messaggi di Whatsapp: è la fatidica doppia spunta blu. E il cinque novembre è diventata una data spartiacque per i circa 600 milioni di utenti del servizio di messaggistica recentemente acquistato da Mark Zuckerberg, che a cascata sono stati raggiunti dalla novità. Senza possibilità di cambiare le impostazioni.
Per le sue prime cinque candeline, Whatsapp si è fatta un regalo che fa storcere il naso a chi tiene alla propria privacy. Perché se con un solo baffo il messaggio risultava spedito e il doppio baffo grigio significava che era stato consegnato, ora il colore blu dice che è stato anche letto. Con pure la scheda informativa completa degli orari (precisi al secondo), semplicemente scorrendo col dito sulla riga di testo. Insomma, impossibile sfuggire alla chat. A meno di non affidarsi all’anteprima nel blocca-schermo per depistare chi è interessato a conoscere le abitudini della persona con cui sta messaggiando e per cercare di seminare la doppia spunta colorata. Terrore – pare – di mogli/mariti/fidanzati/amanti in egual misura.
Dopo il panico elaborato su Twitter, c’è stato chi ha preso il problema di petto e ha avviato una raccolta firme sulla piattaforma Change.org (leggi), diretta a Zuckerberg per “Rendere facoltativa la doppia spunta blu di Whatsapp”.
“L’opzione è stata introdotta in maniera automatica e senza bisogno di aggiornamenti da parte dell’utente. L’opzione non è disattivabile e vanifica completamente l’opzione che nasconde l’orario dell’ultimo ultimo accesso – si legge – Da ieri insomma, non possiamo utilizzare Whatsapp e allo stesso tempo evitare di essere controllati 24 ore su 24 dall’amico insistente, dal capo malato di lavoro, dalla fidanzata gelosa. Non rendere facoltativa la doppia spunta blu rappresenta una grave violazione della nostra privacy: da oggi nessuno sarà più in grado di non far sapere a chi scrive se ha letto o meno il suo messaggio. Come con qualsiasi altro strumento comunicativo, digitale o meno, ognuno di noi ha il diritto ad essere libero di non far sapere il momento esatto in cui effettivamente legge il messaggio che gli viene recapitato”.