Da giovedì 14 gennaio la fusione tra Alcatel Lucent e Nokia è realtà, sotto l’egida predominante del colosso finlandese delle telecomunicazioni. Chi transita per il quartiere Torri Bianche, in prossimità del comparto Energy park, lo può constatare direttamente leggendo le nuove insegne: via il nome della multinazionale franco-statunitense, al suo posto compare solitario il marchio Nokia.
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Il cambio è avvenuto giovedì in mattinata, in concomitanza con l’incontro con i lavoratori voluto dall’azienda per ufficializzare appunto l’esito della transazione azionaria che vede il gruppo finlandese in possesso di un pacchetto che sfiora l’80 per cento delle quote. Prosegue dunque a passo rapido, e nella direzione disegnata già la scorsa primavera, l’acquisizione che segna la nascita di un nuovo gigante nel settore mondiale delle strumentazioni delle telecomunicazioni, con un fatturato combinato che sfiora i 25 miliardi di euro e con l’obiettivo di competere alla pari con i colossi Ericsson e Huawei.
«Da giovedì siamo Nokia – riassume Umberto Cignoli, rsu Fiom Cgil-. Durante l’incontro l’azienda si è limitata all’annuncio ufficiale di quanto è nei fatti. Ai primi di febbraio dovrebbe arrivare la prima ondata di nomine relative al nuovo management».
Incarichi che dovrebbero fare tutt’uno con il probabile ridisegno di servizi e location del nuovo gruppo. Ipotizzabile, ad esempio, in un’ottica di razionalizzazione dei costi e di connessi risparmi, che siti vicini come Vimercate (ex Alcatel Lucent) e Cassina de Pecchi (Nokia) vengano accorpati. Primo esempio di quella ristrutturazione che, se applicata con metodo sugli spezzoni sovrapposti di attività, alimenta i timori dei lavoratori circa futuri e corposi esuberi.
L’azione dei sindacati, a questo proposito, è su più piani: trattare con i nuovi vertici aziendali non appena saranno nominati, e coinvolgere il governo perché presidi, per la sua competenza, la cessione in atto e perché investa in infrastrutture e innovazione tecnologica, a cominciare dalla banda ultralarga.
Temi al centro dell’interrogazione presentata martedì in aula dal senatore Luis Alberto Orellana (gruppo per le autonomie-Psi-Maie), e rivolta ai ministri dello Sviluppo economico, del Lavoro e delle Politiche sociali, per chiedere «se non ritengano opportuno fornire notizie ufficiali sulle intenzioni di Nokia rilevanti per l’Italia e quali azioni il governo intenda intraprendere al fine di salvaguardare i livelli occupazionali e l’attività» e se intendano accelerare gli investimenti sulla banda ultralarga e sulla crescita digitale, per produrre «ricadute positive sull’intero settore Ict di riferimento, evitando, in tal modo, la perdita di numerosi posti di lavoro».