C’è qualcosa che non va. Se n’è accorto anche il ministro del lavoro Giuliano Poletti, che promette correttivi. Perché i voucher lavoro, nati con l’obiettivo di contrastare l’occupazione in nero, sono ormai utilizzati in maniera furbesca da troppi datori di lavoro.
Se n’è accorto anche l’Ufficio vertenze della Cisl Monza Brianza Lecco: tra i 70 lavoratori che nel 2015 si sono presentati agli sportelli brianzoli per segnalare l’irregolarità del proprio contratto, c’erano 25 pagati appunto in maniera «disinvolta» con i voucher lavoro.
Questi ultimi dovrebbero essere utilizzati solo per il pagamento di lavori discontinui o occasionali e non, ovviamente, per prolungati periodi lavorativi. Ogni voucher ha un valore nominale di 10 euro: 7,5 vanno al lavoratore, il resto sono contributi Inps e Inail. Si possono acquistare dai tabaccai, nelle banche e all’Inps.
Il Jobs Act ha innalzato a 7mila euro il tetto annuo (ma con la quota massima di 2mila euro per ogni committente) di compensi legati ai voucher. Che, però, ormai non sono usati solo per retribuire i cosiddetti lavoretti o per pagare brevi periodi lavorativi. Adesso c’è il fondatissimo sospetto che questa forma di pagamento stia rimpiazzando i «vecchi» contratti parasubordinati. Alla faccia della filosofia originaria della norma in questione.
«In questi casi – commenta Stefano Goi, responsabile dell’Ufficio vertenze – noi interveniamo per far riconoscere il contratto di lavoro subordinato e relative applicazioni legate al contratto nazionale di categoria. Certi datori di lavoro, ormai, pagano in nero e ogni tanto danno al lavoratore qualche voucher».
Un comportamento scorretto che può venire scoperto solo quando, di fronte alle domande di un ispettore del lavoro, il lavoratore risponde in maniera sincera. Ma questa sincerità costa la perdita del posto. «Da noi – aggiunge Goi – i lavoratori vengono perché lasciati a casa senza essere pagati. Riscontriamo questo uso distorto dei voucher soprattutto in edilizia, nel turismo e nella ristorazione».
Una soluzione, comunque, ci sarebbe. «Secondo noi – conclude Goi – si dovrebbe fissare l’obbligo per una comunicazione preventiva dell’uso dei voucher, per arrivare a definirne la tracciabilità. Ci sono comunque i veri lavori occasionali: c’è, per esempio, il bar o il ristorante che organizza un evento e che perciò ha bisogno di più personale. Ma non si possano utilizzare i voucher per retribuire otto ore di lavoro giornaliere. I “vecchi” titolari dei contratti di collaborazione a progetto, insomma, ora sono pagati con i voucher».