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Il ministro Calenda firma, ufficiale la fusione delle Camere di commercio

È stato firmato martedì 8 agosto dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda il decreto per la riforma ed il riordino delle Camere di commercio. Ufficiale la fusione di Monza con Milano e Lodi.
Il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda
Il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda

È stato firmato martedì 8 agosto dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda il decreto per la riforma ed il riordino delle Camere di commercio. Con gli accorpamenti e la rideterminazione delle circoscrizioni territoriali, il numero delle Camere di commercio passerà da 95 a 60, così come viene ridefinito il numero delle aziende speciali, che passano dalle 96 attuali a 58.

«Il decreto razionalizza e rende più efficiente l’intero settore – ha commentato il ministro Calenda – Si è giunti a compimento di un percorso avviato nel 2016 sulla base della proposta di Unioncamere che ha come risultato un piano complessivo di razionalizzazione delle sedi delle singole Camere di Commercio. La riforma porterà risparmi importanti, una più razionale riallocazione del personale, maggiori servizi alle imprese e una rimodulazione dell’offerta anche in relazione alle opportunità del piano Industria 4.0».

Attraverso commissari si provvederà ad agevolare l’istituzione delle nuove Camere di commercio derivanti dagli accorpamenti previsti dal Piano di riordino. Viene salvaguardata la presenza di almeno una Camera di Commercio in ciascuna Regione.

In questo senso, la Lombardia passa da 12 Camere di commercio a 7. «Il decreto prende atto degli accorpamenti già fatti di Milano-Monza-Lodi e Como-Lecco, ma non è stata riconosciuta, come richiesto da Regione Lombardia, l’autonomia della Camera di commercio di Pavia, accorpata invece con Cremona e Mantova». Lo ha detto l’assessore allo Sviluppo economico di Regione Lombardia Mauro Parolini. «Regione Lombardia – ha aggiunto l’assessore Parolini – valuterà quali iniziative assumere compresa la possibilità di un ricorso contro il decreto». «Le ragioni dell’autonomia – ha sottolineato l’assessore – vengono in primo luogo dalla volontà delle Camere di commercio di Cremona, Mantova e Pavia che avevano deliberato l’accorpamento volontario di Cremona e Mantova e l’autonomia di Pavia e in secondo luogo da ragioni di tipo economico e geografico che richiedono autonomia organizzativa per i territori che hanno economie diversamente strutturate».