«Un’opera mistica che rappresenta un potente realismo psicologico più che fisico e che illustra la sintesi dell’arte del Caravaggio». Vittorio Sgarbi conosce molto bene l’opera che verrà esposta, a partire dall’1 aprile, nel Serrone della Villa Reale di Monza per iniziativa del Cittadino.
Un quadro che, secondo il critico, ben rappresenta l’arte del pittore nato a Milano. L’esposizione, conferma Sgarbi, non fa che arricchire l’offerta artistica e culturale che Monza mette in campo per rendere ancora più appetibile una visita in Brianza e in città in particolare.
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«Ho preparato una mia opera per illustrare il percorso di tappe che vale la pena di toccare in occasione dell’Expo e, per Monza, ho messo gli affreschi della cappella degli Zavattari appena riaperta al pubblico – aggiunge il critico Sgarbi – Questa tela del Caravaggio, che sarà al Serrone, avrebbe potuto di certo trovare uno spazio in questo itinerario perché è un’opera di sicuro interesse».
La tela che arriverà a Monza, Sgarbi la ricorda anche nella sua recente tappa a Varese. «Ricordo che questa opera che appartiene al Fec (Fondo edifici di culto), che dipende dal Ministero degli Interni, fu già esposta di recente a Varese grazie all’interessamento di Maroni» aggiunge Sgarbi che ricorda anche come il quadro si al centro di un approfondito dibattito della critica.
«So che da tempo la critica dibatte sul fatto che questo San Francesco trovato a Carpineto Romano o quello di Santa Maria della Concezione siano di Caravaggio. Le ultime posizioni della critica dicono che proprio il San Francesco di Carpineto, che arriverà a Monza, è quello del Caravaggio (quello della Concezione potrebbe e invece essere una seconda versione fatta nella cerchia degli imitatori del Caravaggio, ndr), quindi esporlo è sicuramente una buona cosa e di certo attirerà molti visitatori. Il motivo dell’interesse che susciterà la tela sta proprio nel fatto che si tratta di un Caravaggio, dipinto a Roma, e di carattere devozionale».
Secondo il critico la possibilità di accostarsi a un’opera sola e non a una mostra è emotivamente un’occasione significativa.
«L’esposizione di un’opera sola ha a che fare con una forma di feticismo, ma determina un rapporto più emozionale tra il visitatore e l’opera stessa. Basti pensare al successo di altre esposizioni – conclude Sgarbi – come quella a Roma della “Dama con l’ermellino” o della “Ragazza con l’orecchino di perla” a palazzo Marino.
«Certo, il “San Francesco in Meditazione” (dipinto ad olio su tela realizzato nel 1606, ndr) non è l’opera più sexy del Caravaggio, ma è comunque una tela che interesserà».
Il quadro che si potrà ammirare al Serrone della Villa Reale proviene dalla galleria nazionale di arte antica di palazzo Barberini a Roma ed è stata definitivamente attribuita a Michelangelo Merisi nel 2009, dopo essere stata rinvenuta nel 1967. Fino al 2009, prima degli studi compiuti da Rossella Vodret, Carlo Giantomassi e Donatella Zari, il San Francesco di Santa Maria della Concezione veniva ritenuto opera autografa.