L’amministrazione comunale di Monza ha pubblicato la determina di aggiudicazione delle “Rive del Lambro”, il tanto discusso progetto di “valorizzazione del centro storico attraverso la realizzazione di punti di ristoro e riqualificazione di arredo urbano”. Oltre a questo documento ha stilato un elenco di condizioni che Saum srl, la società vincitrice del bando, deve impegnarsi a rispettare.
Per quanto, ancora, non si abbia un’idea dell’aspetto definitivo che le tredici strutture assumeranno – su ogni chiosco pende infatti il parere, ultimo, della Soprintendenza di Milano – quello che succederà al loro interno e come questi funzioneranno, è stato stabilito. Ecco, quindi, il decalogo del chiosco perfetto.
Numero uno: “Laddove le metrature lo consentano, prevedere bagni anche per disabili, accessibili dall’esterno nonché nursery ed ospitalità per le associazioni”.
Due: dovrà essere assolutamente esclusa l’installazione di qualsiasi attività della tipologia “compro oro”.
Tre: dovrà essere messo a disposizione un wifi gratuito, integrato al sistema cittadino esistente.
Quattro: i chioschi si dovranno configurare anche come punti informativi e turistici, obbligati a distribuire gratuitamente materiale promozionale sulla città e sugli eventi.
Cinque: i gestori dei chioschi dovranno anche saper vestire i panni di guide turistiche. È infatti previsto che partecipino a corsi formativi sulla storia e sulle peculiarità della città di Teodolinda.
Sei: i dehors dovranno dimostrarsi attenti alle esigenze degli amici a quattro zampe, mettendo a loro disposizione un “punto acqua”.
Numero sette: i gestori avranno l’obbligo di aderire agli eventi proposti dall’amministrazione comunale.
Otto: i gestori dovranno anche garantire la disponibilità ad accogliere possibili iniziative proposte dai cittadini e approvate dal comune, come, ad esempio, lo scambio gratuito di libri.
Nove: coloro che si ritrovassero “a secco” di corrente, potranno ricaricare gratuitamente presso i dehors computer e cellulari, tablet e biciclette elettriche. I chioschi, infatti, saranno dotati di un “punto corrente”.
Ultima condizione: “dovrà essere rispettata la percentuale massima del 30% della medesima tipologia di offerta”.
I chioschi, quindi, dovranno diversificarsi il più possibile e integrarsi adeguatamente all’offerta commerciale contigua. Sì, quindi, alla nascita di attività particolari, come, ad esempio, bar e punti ristoro in grado di offrire piccoli servizi e soddisfare le esigenze più disparate, dalla lavanderia alla vendita di fiori. Proseguono, intanto, anche le attività del fronte contrario alla realizzazione del progetto: come annunciato, le associazioni culturali che hanno aderito alla protesta avviata lo scorso novembre hanno inviato alla Soprintentenza una richiesta di intervento.