Rinchiusi in una casa fuori norma. Una ventina in ambienti che potrebbero ospitare al massimo 6 persone. Si tratta dei profughi arrivati da poco più di un mese a Correzzana, “ospiti” in un appartamento di via Marconi, al civico 8.
Una zona residenziale di recente costruzione che ha mal sopportato, finora, l’arrivo dei richiedenti asilo politico frutto di un accordo tra il privato proprietario dell’immobile e il Consorzio comunità Brianza che gestisce per la prefettura il ricovero dei profughi in strutture private, ricevendo per ogni richiedente asilo 35 euro al giorno (utilizzati per pagare i canoni di affitto e compare acqua, cibo e generi di prima necessità a quanti arrivano soprattutto dal Nord Africa).
Anche l’amministrazione comunale di Mario Corbetta aveva mal digerito la soluzione, decisa dalla prefettura senza minimamente consultare il municipio. Il sindaco, a inizio luglio, aveva chiesto all’Asl di ispezionare l’alloggio per valutarne le condizioni igienico-sanitarie.
I tecnici dell’Azienda sanitaria locale sono sì passati in via Marconi lo scorso 20 luglio (alla presenza di un referente del Consorzio). E hanno trovato uno scenario che definire fuori norma è forse riduttivo. In pratica l’Asl ha riscontrato nei locali delle difformità quantomeno clamorose visto che l’appartamento è completamente diverso rispetto alle planimetrie custodite nell’ufficio tecnico comunale.
Al piano terra sono spariti disimpegni, corridoio e studio: oggi c’è solo un grande locale. La scala d’accesso al sottotetto e al piano interrato non esistevano sulle piantine, ma oggi ci sono. nel sottotetto, dichiarato «abitabile» nei documenti tecnici senza altre indicazioni, sono state ricavate tre camere da letto , ognuna con bagno annesso; nel piano sotterraneo (da adibire al massimo a cantina, lavanderia o box), c’è un bilocale con camera da letto e soggiorno/cucina.
Una situazione fuori dalle regole per l’Asl visto che nel sottotetto non ci possono essere camere da letto poiché si tratta di un locale privo dei corretti rapporti illuminanti; il piano interrato non ha i requisiti di abitabilità visto che i locali hanno una destinazione d’uso (lavanderia, box, locale tecnico) incompatibile con il viverci dentro.
E quindi? Per l’Asl è tutto chiaro: lì dentro ci possono vivere al massimo 6 persone. Che possono salire a 8 unità nel caso di rilascio di «certificazioni alloggiative per soggiornanti di lungo periodo». Ma in 20 no, proprio non ci si può stare.
E adesso, che cosa succede? Il sindaco Mario Corbetta, ancora venerdì mattina, si è detto non a conoscenza del risultato dell’ispezione dell’Asl: «Aspetto con ansia la relazione finale per prendere i provvedimento conseguenti» ha detto. Relazione in mano, però, è facile immaginare che Correzzana chieda quantomeno il rispetto dei numeri: se in quell’appartamento ci possono stare al massimo 6 persone, una quindicina di migranti devono essere trasportati da un’altra parte.
E potrebbe essere una piccola rivincita per il primo cittadino, al quale non era mai andata già la soluzione di Correzzana come terra di ospitalità avvallata dalla prefettura di Monza. «Al di là della naturale solidarietà con persone che stanno vivendo momenti difficili, è assurdo che l’allestimento di un mini-centro di accoglienza in un paese di soli 2900 abitanti non sia stato assolutamente comunicato all’Amministrazione – aveva dichiarato Mario Corbetta – Tempi e modi c’erano sicuramente, visto l’affitto da parte del privato al Consorzio risalirebbe alla metà di giugno».