È bastato un istante perché la vita precipitasse in un incubo: niente sliding doors da riattraversare, un nastro da riavvolgere. Lo sa bene Max, che da quasi un anno si trova in un letto d’ospedale: era al concerto di Manu Chao per trascorrere una serata con i vecchi amici di Monza, che non vedeva da tempo, visto che nel 2011, si era trasferito in Piemonte per lavoro e tornava in città saltuariamente. Poi un pugno in faccia, il coma, i medici che non sono in grado di riparare il suo corpo.
Max è il monzese che lo scorso giugno, dopo il concerto in autodromo, è stato colpito da un venditore di panini dopo una lite: un pugno violento, che lo ha quasi ucciso. Ha 36 anni. Da allora a oggi è una storia di interventi chirurgici al cervello, fisioterapia, cure. Che non sono bastate a rimetterlo in piedi. Muove un braccio, ha difficoltà ha parlare: una lesione cerebrale grave. Un anno dopo a complicare un quadro già difficile ci si mettono anche le spese: è il motivo per cui i suoi amici di sempre hanno deciso di organizzare una festa per sostenere la famiglia.
Un passo indietro. «Dalla sera del concerto non ho mai lasciato solo Max e sua mamma- dice Alessio, uno dei più stretti amici- andavamo in continuazione in ospedale, dal primo intervento, alle giornate in sala rianimazione, quasi ci sgridavano perché eravamo in troppi, il trasferimento in clinica Zucchi a Carate Brianza. Quella sera tutto è successo molto in fretta, nessuno di noi si è reso conto di quanto stava per accadere, è bastato un attimo. Sono sempre stato con loro, oggi Max è cosciente, anche se la sua memoria ha dei black out, può muovere solo il braccio destro e la fisioterapia lo sta aiutando. A breve però dovrà essere dimesso allora la situazione sarà difficile da gestire».
Non è cambiata solo la vita di Max, ma anche quella della madre. «La mamma, che viveva in Piemonte, ha lasciato tutto per stargli vicino e noi abbiamo pensato a un evento per raccogliere dei fondi che li aiuteranno nell’immediato futuro». La situazione non è ancora definita, come specifica l’avvocato Maura Traverso, a giugno prenderà il via l’udienza preliminare con capo d’accusa lesioni gravi nei confronti dell’aggressore romeno.
«Siamo sempre state vicine a Max – raccontano anche due amiche – eravamo presenti quella sera e ci ha colpite nel profondo. È stata una scena drammatica e improvvisa: stavamo andando via, lui stava sorridendo. Non lo dimenticherò mai. Abbiamo vista una vita rovinata per un nulla. L’estate scorsa l’abbiamo passata in ospedale, anche adesso si fa il possibile per stare con lui, per tirargli su il morale per farlo stare sereno e farlo sorridere. La situazione è drammatica anche per la mamma che è sempre con lui».
Tanti gli amici che si sono stretti intorno a Max e che hanno condiviso questo lungo anno insieme. «A causa di quanto è successo- continua Alessio l’altro storico amico- da un giorno all’altro Max e la madre sono rimasti senza lavoro e senza casa. Hanno perso tutto. La mamma è ospitata da una sorella e Max ormai da dieci mesi rimbalza tra Carate, la clinica riabilitativa, e il San Gerardo dove viene seguito e operato». A dieci mesi dall’episodio, ora è stato dichiarato invalido al 100% dall’Inps, e la famiglia è in attesa che gli venga riconosciuta la pensione di invalidità. Tramite il tribunale sua mamma è stata nominata amministratrice di sostegno, la situazione sanitaria, che non si è mai stabilizzata e per la quale non è mai stata sciolta la prognosi, è in capo all’Asl di Monza. Attualmente è in attesa del riposizionamento dell’osso frontale, operazione già tentata con insuccesso circa tre mesi fa.
Quasi un anno infinito fatto di grosse speranze, spesso infrante, come dicono gli amici: «Questi undici mesi sono stati terribili le poche buone notizie sono sempre state seguite da pessime, nel momento di maggiore stabilità, ha avuto una nuova emorragia, operato d’urgenza, purtroppo nelle operazioni successive quello che poteva andare male è sempre andato male. La strada è ancora lunga, ma siamo ottimisti».
L’ottimismo passa anche da una serata speciale, organizzata dagli amici: “Il popolo di Max show presenta: la sventura”. Domenica 8 maggio al cineteatro Triante ci sarà lo spettacolo benefico organizzato da un gruppo di amici per aiutare Max. Gli 883 cantavano “con un deca non si può andar via” ma con un piccolo aiuto, tutti insieme, è possibile fare grandi cose per aiutare un amico in difficoltà e la sua famiglia. Lo spettacolo è aperto a tutti per una serata sulle note dei mitici anni ’90. Il teatro aprirà le porte alle 20.30, poi un gruppo di amici, circa una decina, si alternerà sul palco per diverse esibizioni, dal canto al ballo a diversi sketch per trascorrere una serata in allegria, un po’ revival, con un solo obiettivo, aiutare un vecchio amico in difficoltà. Evento che cadrà proprio il giorno della festa della mamma, un modo per essere vicini ad una mamma che per una sera avrà numerosi “figli”.