Era il 18 marzo del 2015: alle 12.30 un gruppo armato era entrato nel museo del Bardo di Tunisi e aveva iniziato a sparare contro chiunque passasse a tiro. Il conto delle vittime drammatico: 24 persone uccise, di cui 21 turisti, un agente delle forze dell’ordine e due componenti del commando terroristico. Con loro anche 45 persone ferite. Tra i morti della strage rivendicata dallo Stato islamico c’era Pinuccia Biella, di Meda: aveva 71 ed era in vacanza nel mediterraneo con il marito Sergio Senzani. Con lei anche quattro amiche brianzole che si sono salvate. «Siamo per la pace – aveva detto monsignor Erminio De Scalzi nell’omelia dei funerali – non dobbiamo permettere che il male ci vinca. Il nostro è il dolore dei Senzani e di tutta Meda».
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«Avrei preferito andarmene con mia moglie – ha detto il marito al Cittadino solo pochi mesi fa – . La vita per me è sempre stata una sofferenza. Abbiamo perso una figlia nel 1999. Adesso è arrivata questa seconda tragedia. Il Padre Eterno dovrà spiegarmela. Ne ho parlato anche col mio prete. Il Signore dovrà spiegarmi perché mi è capitato tutto questo». E ancora: «E pensare che quella mattina eravamo partiti 15 minuti dopo rispetto al programma, per aspettare una coppia della comitiva che era in ritardo. Chissà, se fossimo arrivati in orario al Museo del Bardo, cosa sarebbe successo in seguito. Magari non avremmo subito l’attentato. O, forse, sarebbe successo ugualmente qualcosa di tragico, dentro al Museo».